Alì Khamenei: nessuna potenza straniera dietro le proteste di Teheran
La Guida Suprema dell’Iran esclude che dietro le manifestazioni di piazza vi siano i governi occidentali. Egli afferma che “non vi sono prove”, ma aggiunge che le dimostrazioni di massa sono state pianificate in anticipo. L’ayatollah prende le distanze dalla linea dura promossa dai conservatori e dal presidente Ahmadinejad.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Non vi sono prove che i leader delle proteste anti-governative hanno ricevuto un sostegno da potenze straniere, in particolare Gran Bretagna e Stati Uniti. È quanto afferma l’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, in un comunicato diffuso ieri dalla tv di Stato iraniana.
 
L’ala conservatrice ha più volte accusato i governi occidentali di aver tramato per destabilizzare il Paese, fomentando le rivolte delle settimane successive alle presidenziali del 12 giugno scorso. La tornata elettorale è stata vinta dal presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad, eletto al secondo mandato; l’opposizione moderata, guidata da Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi, ha accusato il governo di brogli.
 
L’8 luglio scorso, nel primo discorso televisivo dopo la vittoria alle urne, il presidente Ahmadinejad aveva ribadito l’accusa secondo cui “è l’Occidente a porre dubbi sul voto” e a “fomentare le proteste di piazza”, le maggiori manifestazioni dalla rivoluzione islamica del 1979, con un bilancio di decine di morti e migliaia di arresti.
 
La Guida Suprema dell’Iran, smentendo di fatto la tesi del presidente, ha escluso in modo categorico legami fra i manifestanti e nazioni estere. “Non accuso i leader delle proteste – afferma Khamenei – di essere al servizio degli stranieri, come Stati Uniti e Gran Bretagna, dal momento che la questione non è stata provata”. L’ayatollah aggiunge anche che “non vi sono dubbi” che le dimostrazioni di massa sono state pianificate in anticipo, “a prescindere dal fatto che i leader ne fossero a conoscenza o no”.
 
Nel frattempo continuano i processi contro i protagonisti della rivolta. Alla sbarra centinaia di oppositori in quello che è stato definito un “processo spettacolo”. Incriminati anche rappresentanti diplomatici esteri e cittadini stranieri, fra cui una studentessa francese rilasciata poi su cauzione.
 
L’ala oltranzista del Paese chiede inoltre l’arresto di Moussavi e Karroubi – sconfitti alle presidenziali del 12 giugno da Ahmadinejad – e dell’ex presidente Akbar Rafsanjani. La mossa di Khamenei sembra voler ridurre la tensione fra i due blocchi che dividono il Paese.