Controlli di polizia in aumento mentre si moltiplicano le proteste
Fonti stampa ufficiali rivelano che nel 2009 sono in forte aumento le proteste di massa, nonostante le maggiori misure di sicurezza e lo spiegamento della polizia. I cittadini, senza mezzi per tutelare i loro diritti, spesso devono scendere in piazza per chiedere giustizia.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le proteste di massa con almeno 500 persone sono aumentate nei primi 6 mesi del 2009, per la prima volta rispetto al 2005. Intanto Pechino aumenta le misure di sicurezza, in vista del 1° ottobre, 60° anniversario della Repubblica popolare.

L’autorevole rivista Outlook, affiliata dell’agenzia statale Xinhua, ha diffuso ieri la notizia senza riportare i dati, per spiegare come mai quest’anno nel Paese siano in atto misure di sicurezza senza precedenti. Comunque i dati del governo parlano di oltre 80mila proteste di massa nel 2008 per ragioni economiche, 10 volte di più che nel 1993. Negli ultimi anni il governo non ha mai rivelato i dati precisi. L’articolo indica, come cause delle molte proteste, la ineguale distribuzione della ricchezza, la scarsità di servizi sociali (come sanità e assistenza per i lavoratori) e la diffusa corruzione.

Analisti osservano che, peraltro, tra le cause occorre anche considerare la mancanza di modalità istituzionali per esprimere il dissenso e denunciare la corruzione e per ottenere giustizia: poiché non sono ammesse critiche alle autorità, chi presenta petizioni può essere arrestato e cacciato via; inoltre il sistema giudiziario è sottomesso al potere politico del Partito comunista. Intere comunità vessate hanno spesso solo la possibilità di scendere in piazza e proclamare l’ingiustizia subita, nella speranza che il clamore sociale costringa le autorità a  riconoscere il loro diritto. Come è successo a luglio e ad agosto per i residenti vicino a fabbriche molto inquinanti, costretti a scendere in piazza per difendere la salute dei figli. Per queste ragioni le proteste sociali non diminuiscono, nonostante le sempre maggiori misure di sicurezza. Anzi le autorità appaiono incapaci a mantenere davvero l’ordine pubblico: in zone dello Yunnan sono stati vietati gli ingressi per turismo, dopo che il 28 agosto un poliziotto ubriaco è stato ucciso durante una rissa presso un locale per karaoke nella contea Shangri-La, meta abituale del turismo. Il Centro per i diritti  umani e la democrazia riporta che nella zona sono arrivati migliaia di poliziotti con veicoli blindati. Ma le autorità non si sono sentite di garantire la sicurezza e hanno vietato l’accesso ai turisti.

Intanto per l’anniversario del 1° ottobre sono previste misure persino maggiori che per le Olimpiadi di Pechino 2008. Allora la città fu circondata da 3 “anelli” di controllo sulla sicurezza. Ora si costituiranno 4 anelli, allargando le misure di controllo ad altre 6 province e municipalità circostanti Pechino. In Hebei, Shandong, Shanxi, Liaonig, Mongolia Interna e Tianjin, oltre che Pechino, saranno disposti punti di controllo in tutte le strade verso Pechino. Per entrare nella città occorreranno specifici documenti identificativi.

Esperti commentano che questi controlli non sembrano diretti a impedire attentati o pericoli per la pubblica sicurezza, quanto a tenere lontano dalla città chi può fare proteste pubbliche, quando gli occhi e le televisioni di tutto il mondo saranno puntati sulla Cina per le grandiose celebrazioni previste.

In questa ottica molti commentano anche l’attuale severo controllo sullo Xinjiang, inteso a impedire non solo possibili disordini ma anche ad imporre un controllo stretto sulla popolazione, tale da impedire qualsiasi forma di protesta sociale. Per non meglio precisate “ragioni di sicurezza” le autorità hanno annunciato la demolizione di un palazzo costruito dalla imprenditrice uiguri dissidente in esilio Rebiya Kadeer, che ospita oltre 500 negozi. Xinhua preannuncia la demolizione anche di altri palazzi nella zona.