Nelle scuole del Pakistan tutti obbligati a studiare l’islam
La Commissione giustizia e pace della Chiesa pakistana critica le nuove linee guida per l’istruzione pubblica. Preoccupazione anche per i libri di educazione civica che offrono solo il punto di vista islamico.
Lahore (AsiaNews) - La Commissione nazionale di giustizia e pace (Ncjp) della Chiesa cattolica pakistana critica la Politica nazionale per l’istruzione 2009, varata il 9 settembre dal governo di Islamabad.
Mons. John Saldanha, arcivescovo di Lahore, presidente della Ncjp, e Peter Jacob, segretario, sono preoccupati per gli aspetti discriminatori e coercitivi contenuti, in modo spesso implicito, nelle nuove linee guida. In un comunicato stampa diffuso il 25 settembre, i due responsabili puntano l’indice contro il capitolo 4 del documento, dedicato all’Educazione islamica. Affermano che “se il governo crede sia impossibile una pubblica istruzione senza l’insegnamento obbligatorio di arabo e islam, noi siamo costretti a chiedere l’educazione religiosa per indù, cristiani, sikh e parsi secondo le loro rispettive confessioni”.
 
Il programma stilato dal governo contempla che gli Islamiyat (studi islamici) siano obbligatori sino alla 12ma classe (15 e 16 anni). Agli alunni che da lì in poi non vorranno più seguire le lezioni di religione musulmana, sono permessi corsi alternativi di etica pubblica. Giustizia e pace sottolinea che anche su questo fronte vi è discriminazione, pur latente.
 
La Ncjp afferma infatti che per i ragazzi non musulmani che non frequentano le ore di Islamiyat “c’è il rischio dell’isolamento dal resto della classe”, ma non solo. I corsi di educazione civica ed etica pubblica vengono fatti su testi che affrontato il tema solo dal punto di vista musulmano, senza considerare le tradizioni delle diverse confessioni presenti nel Paese. Inoltre essi contengono pregiudizi, errori e falsità riguardo alle religioni non musulmane.
 
La Commissione chiede al governo di rivedere la Politica nazionale per l’istruzione 2009 perché la sua attuale stesura infrange gli articoli 20 e 22 della Costituzione pakistana, che garantisce uguale e libera cittadinanza a tutti i cittadini a prescindere dalla loro fede. La Ncjp si appella inoltre alla Corte suprema perché prenda iniziativa in materia.