“Blindato” il Nepal per impedire contestazioni all’anniversario dello Stato cinese
di Kalpit Parajuli
In occasione del 60° anniversario della Repubblica popolare e del Partito comunista cinese, stretta sorveglianza sui confini tra i due Stati e a Kathmandu. Il governo ha voluto impedire qualsiasi dimostrazione anticinese, da parte dei molti profughi tibetani.

Kathmandu (AsiaNews) – Il Nepal ha “blindato” i confini con la Cina in occasione del 60° anniversario della nascita della Repubblica popolare di Cina  il 1° ottobre, per impedire qualsiasi azione degli attivisti che lottano per l’autonomia del Tibet.

Per l’anniversario, il premier nepalese Madhav Kumar ha anche inviato congratulazioni e auguri a Pechino.

Anche la Cina ha bloccato in modo completo il confine nepalese per l’anniversario e le rigide misure di sicurezza permarranno per tutto ottobre. Oggi è stato impedito qualsiasi commercio tra le due parti.

Inoltre il Nepal ha aumentato le misure di sicurezza a favore dei diplomatici cinesi, dislocando altri 1700 poliziotti a loro protezione solo a Kathmandu. Ha aumentato la sorveglianza intorno all’ambasciata cinese per prevenire proteste, come hanno confermato il vice-ispettore generale della polizia Ganga Pandey e il capo del distretto Bhola Shiwakoti.

I sostenitori del movimento “Tibet libero” sono molto critici verso il governo nepalese, che ritengono appiattito sulle posizioni di Pechino. Nel Paese vivono circa 20mila profughi tibetani e Kathmandu negli  ultimi anni ha più volte represso con violenza e arresti le loro proteste anticinesi (nella foto), attirandosi persino le critiche della locale delegazione delle Nazioni Unite. Per l’anniversario la polizia ha presidiato la zona “Buddha” di Kathmandu, dove risiedono molti profughi. I rifugiati hanno comunque organizzato qualche modesta manifestazione di protesta, ma non ci sono stati grandi disordini. Circa 70 tibetani sono stati arrestati.