Mons. Tomasi: libertà religiosa anche nell'impegno sociale e nei media
Il rappresentate della Santa Sede all’Onu di Ginevra afferma che “in materia di diritti di fede la persona umana non deve essere separata dalle relazioni sociali”. Intervenendo alla XII Sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell’uomo invita a trovare “il giusto equilibrio tra l’importanza della libertà di espressione e il bisogno di reprimere i discorsi di incitamento all’odio”.
Ginevra (AsiaNews) – La libertà religiosa è un elemento decisivo per costruire il bene comune. Per questo i gruppi religiosi devono essere lasciati liberi di esprimersi anche nell'impegno sociale, usando pure i mass media. La comunità internazionale deve assumere questa “nuova prospettiva” per “fronteggiare il vecchio e nuovo fenomeno” della discriminazione religiosa.
 
Ad affermarlo è mons. Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, nel suo intervenuto alla XII Sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell’uomo svoltasi il 30 settembre scorso nella città svizzera. La Sala stampa ha pubblicato il suo intervento ieri.
 
Mons. Tomasi afferma che le “crescenti manifestazioni di intolleranza religiosa” richiedono una “soluzione concertata” della comunità internazionale. Il vescovo sottolinea in particolare l’importanza di un “approccio integrato” capace di “ancorare il dibattito [sulla libertà religiosa] all’interno della struttura giuridica internazionale” e nel contempo di muoversi “in direzione di una comprensiva implementazione delle norme esistenti per proteggere la libertà di religione e di credo”.
 
Per il rappresentante vaticano, il rapporto del Consiglio per i diritti umani dell’Onu sui fenomeni di intolleranza religiosa, presentato alla XII sessione, offre utili spunti per compiere nuovi passi lungo una strada che deve sempre più riconoscere il legame tra bene comune, libertà religiosa, diritti umani. Questi ultimi sono “la grammatica del bene comune” che è l’insieme della “più ampia gamma di beni psicologici, intellettuali, emozionali e spirituali”.
 
Tomasi sottolinea che “in materia di diritti di fede la persona umana non deve essere separata dalle relazioni sociali” in cui è inserita. A proposito cita le parole pronunciate dal Papa in aprile all’Assemblea Generale dell’Onu. Allora Benedetto XVI aveva affermato che “non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale”.
 
La “nuova prospettiva” suggerita da Tomasi a Ginevra non può prescindere dal “pluralismo crescente in molte società” e dalla “interconnessione di un mondo globalizzato”. Per questo il vescovo sottolinea l’importante compito che possono svolgere “i mezzi di comunicazione sociale” ed il loro “contributo ad una maggiore consapevolezza della dignità e dei diritti umani”.
 
Ricordando il “consenso creato intorno alla Durban Review Conference” il rappresentante vaticano ribadisce la necessità di trovare “il giusto equilibrio tra l’importanza della libertà di espressione e il bisogno di reprimere i discorsi di incitamento all’odio”.
 
I media “possono essere usati per costruire la comunità umana - afferma Tomasi -, ma anche per danneggiare il bene integrale della persona”. Il loro “saggio utilizzo” è affidato sia ai responsabili delle comunicazioni sociali, sia alle stesse confessioni religiose. Entrambe sono infatti esposti a “tentazioni”. I media “spesso ignorano o marginalizzano pratiche, idee, esperienze e dottrine religiose” e spingono a giudicare la religione “secondo standard secolari”. Ma anche le religioni non sono immuni da critiche poiché spesso usano i mezzi di comunicazione per “incoraggiare un esclusivismo religioso che fomenta ostilità verso altri”.