L’Indonesia rimpatria migliaia di emigrati in Arabia Saudita: sfruttati sul lavoro
In aumento i casi di sfruttamento, abusi e violenze, soprattutto verso i collaboratori domestici. Nelle carceri dell’Arabia Saudita sono detenuti circa 11mila immigrati illegali.
Jakarta (AsiaNews/Agenzie) - Almeno 5mila lavoratori indonesiani verranno rimpatriati entro questa settimana da Arabia Saudita, Kuwait e Giordania. Lo ha deciso il governo di Jakarta in risposta ai crescenti fenomeni di molestie e maltrattamenti ai danni dei suoi concittadini emigrati. Muhaimin Iskandar, ministro indonesiano del lavoro, ha annunciato che il suo Paese intende sospendere l’invio di persone che cercano un impiego nei tre Stati mediorientali.
 
Nella sola Arabia Saudita vivono circa 600mila immigrati indonesiani, il 90% dei quali trova impiego come lavoratori domestici, manovali e autisti. Didi Wahyudi, responsabile del servizio consolare di Jakarta a Jeddah, spiega che il numero dei rimpatriati “è un numero limitato e rappresenta solo l’1% dei lavoratori indonesiani nel Paese. Ma comincia ormai a diventare una cifra sempre più significativa”.
 
Il sistema che regolamenta l’immigrazione di lavoratori dall’Indonesia verso l’Arabia Saudita, e tutti i Paesi del Golfo eccetto il Baharain, prevede che sia il datore di lavoro a garantire il visto di ingresso, in genere di due anni. Questa procedura mette gli immigrati in una condizione di totale dipendenza da chi li assume esponendoli ad abusi, sfruttamento e violenze.
 
Didi Wahyudi spiega che è soprattutto l’enorme mercato dei lavoratori domestici a richiamare gli stranieri. Un immigrato che giunge in Arabia Saudita per lavorare in questo settore riceve all’inizio uno stipendio di 800 rial al mese, circa 140 euro, il minimo fissato dalla legge del Regno. Quando i lavoratori stranieri scoprono che potrebbero guadagnare sino a 2mila rial abbandonano i loro datori di lavoro, talvolta anche prima della scadenza dei due anni di permesso, e scelgono di restare nel Paese come clandestini.
 
Il quotidiano saudita ArabNews afferma che, nel mese di settembre, circa mille immigrati indonesiani, soprattutto camerieri, autisti e personale non specializzato, sono andati a processo per residenza illegale nel Paese. Le autorità di Ryahd affermano che nei carceri del Regno sono detenuti circa 11mila immigrati illegali.
 
Le condizioni di lavoro dei domestici stranieri in Medio Oriente preoccupano molti governi asiatici. L’organizzazione Human Rights Watch (Hrw) rileva che nella sola Arabia Saudita lavorano circa 1milione e mezzo di donne provenienti soprattutto da Indonesia, Sri Lanka e Filippine.
 
Il governo di Manila ha inviato la scorsa settimana una delegazione ufficiale per visitare Giordania, Arabia Saudita ed Emirati arabi e verificare sul posto la condizione dei cosiddetti Overseas Filipino Workers (Ofw). I rappresentanti delle autorità di Manila parlano di una situazione “indescrivibile” dove soprattutto le donne impiegate come cameriere vengono sfruttate e vivono nell’angoscia.
 
Ad oggi non esistono accordi bilaterali tra le Filippine ed i Paesi del Golfo per la gestione dei flussi migratori di lavoratori. Questo da un lato dà adito ai fenomeni di sfruttamento denunciati dalla delegazione di Manila, dall’altro genera un traffico di immigrati irregolari che può contare su agenzie di collocamento filippine spregiudicate, pronte ad offrire impieghi inesistenti ai lavoratori che vogliono immigrare in Paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati arabi e la Giordania.
 
Dopo la visita, anche la delegazione di Manila vuole spingere il governo verso la sospensione dell’emigrazione di filippini destinati ad essere impiegati come domestici in Giordania, Arabia Saudita ed Emirati arabi.