Teheran punta all’Africa e all'America Latina per strappare consensi sul nucleare
Ahmadinejad è atterrato a Caracas, quarta tappa del tour in Gambia, Brasile, Bolivia, Venezuela e Senegal. Il presidente iraniano promuove accordi di cooperazione bilaterali e ottiene il via libero sul programma atomico. La visita ha scatenato le proteste degli ebrei venezuelani: è un personaggio “sinistro”.
Caracas (AsiaNews/Agenzie) – Rafforzare la cooperazione economico-commerciale e ottenere il sostegno dei governi sul controverso programma nucleare. Sono gli obiettivi del tour di cinque giorni in Africa e America latina del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, atterrato oggi a Caracas dopo aver visitato Gambia, Brasile e Bolivia. Dal Venezuela si trasferirà in Senegal, ultima tappa del viaggio prima del rientro a Teheran.
 
Il governo venezuelano ha organizzato una cerimonia ufficiale per l’arrivo del presidente iraniano. Ahmadinejadh e Hugo Chavez, critici verso la politica “imperialista” di Stati Uniti e Israele, hanno in agenda una serie di colloqui per rafforzare i legami bilaterali. L’agenzia ufficiale iraniana Irna annuncia la sottoscrizione di 280 accordi economico-commerciali fra i due Paesi, 80 dei quali già operativi nel settore dell’energia, industria e agricoltura.
 
Tra i punti in discussione anche il nuovo regolamento sui visti di ingresso e il sostegno al controverso programma nucleare iraniano. Caracas sostiene le tesi di Teheran, che parla di scopi pacifici; entrambi respingono al mittente le accuse dei governi occidentali, secondo i quali la maschera del nucleare nasconde l’obiettivo di costruire la bomba atomica.
 
La visita del presidente iraniano in Venezuela ha scatenato la protesta della locale comunità ebraica, che definisce Ahmadinejad un personaggio “sinistro” fonte di “gravi danni per l’umanità”. Il vertice bilaterale, secondo gli ebrei venezuelani, legittima un regime “attorno al quale vi sono molti dubbi sulla trasparenza e la legalità”.
 
Nei giorni scorsi Ahmadinejad ha ottenuto il via libera anche da Brasile e Bolivia sul programma nucleare. Evo Morales, presidente boliviano, lo definisce “un diritto legittimo di tutti i popoli”. I due leader hanno inoltre firmato un accordo per lo sfruttamento della miniera di Salar de Uyuni, al confine con il Cile. Essa conterrebbe il più grande giacimento di litio al mondo, con risorse stimate attorno ai 100 milioni di tonnellate.