La Colombia promette il suo petrolio alla Cina
Il ministro dell’Energia della nazione sudamericana ha chiesto a Pechino di occuparsi della trivellazione di una vastissima area petrolifera. Continua la marcia dell’Impero di Mezzo nel continente, che potrebbe prendere il posto degli Stati Uniti nella partnership con i Paesi del Sud.

Pechino (AsiaNews) – Il governo colombiano ha invitato ufficialmente le compagnie petrolifere cinesi a effettuare trivellazioni sul proprio territorio in cerca di petrolio e gas. Lo scopo è quello di aiutare il governo sudamericano a migliorare la produzione energetica: l’obiettivo è raddoppiarla in sei anni. Lo ha annunciato il Ministro colombiano per le miniere e l’energia, Hernan Martinez, che in un’intervista al South China Morning Post ha preannunciato: “Abbiamo chiesto a Pechino di aprire 170 aree di esplorazione entro il 2 dicembre”.

 Il ministro ha poi specificato di aver parlato con la China National Petroleum Corp, la China Petrochemical Corp e con la Sinochem: “Speriamo di concedere i diritti esplorazione per la metà del 2010”. La nazione sudamericana, estremamente ricca di greggio, è la quarta produttrice del continente: entro la fine dell’anno dovrebbe arrivare a 700mila barili di petrolio al giorno. Un buon aumento, rispetto ai 618mila del 2008. Tuttavia si tratta di una flessione, considerati i risultati del 1999 quando in Colombia si producevano 838mila barili quotidiani.

 Secondo il ministro Martinez, “sono stati anni di scontri con i ribelli a interrompere i lavori del campo. La crescita è ripresa negli ultimi tre anni, ma noi vogliamo arrivare a un milione di barili entro il 2015. Crediamo, sulla base delle informazioni attuali, di poter raggiungere questo scopo”. Una produzione destinata in gran parte alle esportazioni: la nazione, infatti, consuma al massimo 240mila barili al giorno. Al momento, la maggior parte del surplus produttivo va negli Stati Uniti, ma l’annuncio del governo lascia intendere che sarà la Cina la prossima meta.

 La China Petrochemical Corp si è già mossa in questa direzione, e nel 2006 si è unita all’indiana Ongc per acquisire la Omimex, di proprietà colombiana. L’affare, da 800 milioni di dollari, ha permesso a Pechino di mettere un primo piede sul territorio. Ma da almeno due anni il governo cinese sta investendo in maniera massiccia in tutta l’America Latina, sostenendo con prestiti e investimenti tutti i regimi locali. Al primo posto ci sono ovviamente l’energia e poi i progetti di infrastrutture.

 La Colombia, secondo stime dell’Opec, possiede circa 150 milioni di ettari – fra terreni e fondi marini – che potrebbero contenere risorse energetiche. Al momento, soltanto 45 milioni sono stati esplorati: secondo Martinez, la Cina potrebbe occuparsi di un’area altrettanto vasta. Rimane il problema della foresta amazzonica, estremamente protetta da leggi nazionali e internazionali, dove sarebbero nascosti giacimenti di estrema importanza.