Cresce la tensione fra ortodossi e musulmani dopo l’uccisione di un sacerdote
Il patriarca Kirill e il capo dei mufti russi, Gainuddin cercano di palcare gli animi. P. Daniil Sysoyev, attivo missionario, aveva molti nemici fra gli estremisti islamici e gli ultranazionalisti. Non vi è ancora alcuna pista certa finora sui suoi assassini.

Mosca (AsiaNews) – Leader religiosi musulmani e ortodossi tentano in ogni modo di stemperare gli animi fra le comunità dopo l’uccisione di un sacerdote controverso e critico verso i musulmani. L'“assassinio nella cattedrale” di p. Daniil Sysoyev - avvenuta nella notte del 17 novembre, forse per mano di un fondamentalista islamico – rischia infatti di far salire la tensione tra cristiani e musulmani in Russia. L'omicidio ha fatto scattare l'allarme rosso in un Paese, dove l'islamofobia mescolata all'odio etnico fa registrare il più alto numero di morti violente in Europa.

Il capo dei mufti russi, Ravil Gainuddin, ha espresso le sue condoglianze alla Chiesa ortodossa e alla famiglia della vittima, chiedendo di non speculare sul movente del delitto e ricordando la sua opposizione “ad ogni espressione di terrorismo ed estremismo”. Anche il patriarca Kirill ha cercato di gettare acqua sul fuoco, invitando a “non trarre conclusioni affrettate contro un gruppo o l'altro” e ha preso le distanze dalle dichiarazioni del giovane parroco, 35 anni, in prima linea contro l'estremismo islamico e l'ultranazionalismo.

Sysoyev, conosciuto anche come il “Salman Rushdie russo”, è stato ucciso nella sua parrocchia di San Tommaso a Mosca con 4 colpi di pistola. Nell'agguato è rimasto ferito anche il suo direttore di coro. L'omicida è entrato nella chiesa coperto da  una mascherina anti-influenza e con una pistola munita di silenziatore.

“La principale teoria è che dietro al delitto ci siano motivazioni religiose”, dicono gli inquirenti. Il parroco, un missionario con toni da crociata ma anche un teologo apprezzato, aveva denunciato sul suo blog e in una recente intervista alla Komsomolskaia Pravda di aver ricevuto almeno 10 minacce di morte ("vogliono tagliarmi la testa") via mail e telefono, attribuendole agli islamici radicali. Anche all'Fsb, i servizi di sicurezza russi, sapevano.

Facile crearsi nemici col suo lavoro: attività missionaria tra gli immigrati caucasici e asiatici, ma soprattutto la denuncia, via web e con libri, dell’“impossibilità” del dialogo con l’islam e della condizione di schiavitù della donna nel mondo musulmano. Tra i suoi “oppositori” contava anche alcuni gruppi ultrapatriottici e nostalgici staliniani. Sul suo blog in LiveJournal, in occasione dell’anniversario della Rivoluzione d’ottobre, Sysoyev aveva scritto che “un cristiano non deve neppure sedersi allo stesso tavolo di un comunista”.

Nessuna pista certa, quindi. Sta di fatto che per molti era ormai un “infedele”. Alla notizia del suo assassinio, sui siti internet e forum integralisti, in molti hanno gioito, dichiarando che da tempo sognavano di “pugnalarlo con le nostre mani”.

Domenica 22 novembre si sono svolti i funerali alla presenza di centinaia di persone. Diversi fedeli all’uscita della funzione – riporta la stampa russa - hanno espresso la loro rabbia e puntato il dito contro la comunità islamica. Il delitto continua a far discutere nel Paese e rischia di ripercuotersi sui delicati rapporti tra la dominante Chiesa ortodossa e i fedeli di Maometto, seconda confessione in un Paese dove vive la più grande comunità islamica europea (20 milioni di fedeli).