Apre la Conferenza di Copenhagen sul clima, fra business e manipolazioni
Esclusi limiti vincolanti alle emissioni di anidride carbonica. Necessari nuovi investimenti per 10500 miliardi di dollari. Preoccupazione per i Paesi poveri. L’appello del papa. Lo scandalo del Climagate: scienziati hanno deciso di “truccare” i dati sul riscaldamento globale per spingere all’azione. Ma secondo altri la terra si sta raffreddando.

Copenhagen (AsiaNews/Agenzie) – Oltre 15 mila delegati da 192 nazioni si radunano oggi nella capitale danese per la Conferenza Onu sul clima. L’incontro, che durerà fino al 18 dicembre, vuole porre dei limiti alle emissioni di anidride carbonica per raffreddare di almeno 2 gradi la temperatura del pianeta. Nella seconda settimana saranno presenti anche molti capi di Stato e primi ministri. Vi sono anche coloro che accusano manipolazioni dei dati per creare una frenesia sul clima.

All’inizio gli organizzatori hanno pensato di stabilire dei limiti vincolanti per le emissioni, ma le dichiarazioni di diversi capi di Stato fanno pensare che questo sarà impossibile. Nei giorni scorsi molte nazioni hanno però fatto diverse promesse. Fra i Paesi più inquinanti, Pechino ha promesso di tagliare le emissioni di carbonio per unità di crescita economica, misurate nel 2005, del 40-45% entro il 2020; l’India ha promesso di tagliarle del 24% nello stesso periodo; gli Stati Uniti offrono un taglio del 17% entro il 2020. L’Unione europea è la più decisa, desiderosa di tagliare le emissioni del 20% al di sotto dei livelli del 1990.

Tali riduzioni comportano un minore uso di energia proveniente dai fossili (carbone e petrolio) e rischia di colpire la crescita economica delle nazioni. La Cina, ad esempio, rischia di ridurre del 3-4% la sua crescita nei prossimi anni, provocando chiusure di fabbriche, licenziamento di decine di milioni di persone e possibile instabilità sociale.

L’International Energy Agency ha calcolato che per ridurre di due gradi la temperatura del pianeta sono necessari 10500 miliardi di dollari di nuovi investimenti per aggiornare centrali elettriche, oleodotti e raffinerie.

La riduzione delle emissioni apre un nuovo campo di commercio. Per questo a Copenhagen, fra le oltre 30 mila prenotazioni, vi sono anche quelle di molti imprenditori.

L’incontro di Copenhagen dovrebbe anche far emergere la modalità di raccogliere fondi per ridurre le emissioni, da distribuire poi fra Paesi ricchi e poveri. Questi ultimi sarebbero i più colpiti dalle nuove direttive, non avendo possibilità di investire fondi in nuove tecnologie più ecologiche.

Parlando ieri all’Angelus, Benedetto XVI ha augurato che i lavori di Copenhagen individuino “azioni rispettose della creazione e promotrici di uno sviluppo solidale, fondato sulla dignità della persona umana ed orientato al bene comune”. “La salvaguardia del creato  - ha detto - postula l’adozione di stili di vita sobri e responsabili, soprattutto verso i poveri e le generazioni future”.

Secondo un’inchiesta di Globescan, il 64% della popolazione mondiale considera il riscaldamento del pianeta un problema molto serio, il 20% in più rispetto a una simile inchiesta del 1989.

Ma altre inchieste mostrano che negli ultimi due anni tale preoccupazione è diminuita. Uno studio della Nielsen-Oxford University mostra che su 27 mila utenti di internet, solo il 37% è “molto preoccupato” sui cambiamenti climatici, il 4% in meno rispetto a due anni fa.

Non mancano elementi controversi: dal 1998 le temperature globali non sono più aumentate, anzi, per i prossimi decenni, diversi scienziati temono un possibile raffreddamento. In più, proprio prima di Copenhagen è emerso un “Climagate”: grazie a migliaia di e-mail “rubate” all’università di East-Anglia, è emerso con chiarezza che decine di scienziati tra i più influenti si sono scambiati informazioni e pareri per “truccare” i dati sulle temperature in modo da mantenere alto l’allarme riscaldamento globale, forse per garantire nuovi fondi e investimenti per la ricerca e l’industria.

Infine, vi sono gruppi che criticano lo stesso evento di Copenhagen, che va contro i suoi stessi principi. Il Sunday Times ha calcolato che le emissioni globali provocate dal summit di Copenhagen – viaggi aerei dei partecipanti, preparazione del sito, ecc.. - arrivano a 41mila tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente delle emissioni dell’intero Marocco nel 2006.