Il Kmt vince le elezioni, ma perde troppo terreno
Il presidente nazionalista Ma Ying-jeou ordina un’inchiesta all’interno del Partito “per capire cosa sia successo”. I media cinesi in allarme: “Il voto mette a rischio i rapporti fra Pechino e Taipei”. Gli effetti del tifone Morakot.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) – Ma Ying-jeou, presidente nazionalista di Taiwan, ha ordinato di “analizzare il voto dello scorso fine settimana e scoprire come si sia arrivati a una sconfitta così forte all’interno del Kuomintang”, il partito al governo. Lo ha annunciato oggi il portavoce del Kmt, Chen Shu-jung, che aggiunge: “Dobbiamo capire se sono calati i nostri ideali. In ogni caso, crediamo che la situazione sia diversa da un seggio a un altro”.

I risultati elettorali hanno visto il Partito nazionalista vincente con il 47,8 % dei voti, mentre il principale sfidante, il Partito democratico progressista, ottenere il 45,3 % delle preferenze. Al Kmt sono andati dodici seggi, mentre al Dpp quattro. Un seggio è andato a un candidato indipendente. Secondo il sindaco di Taichung, Hu Chih-chiang, il voto ha dimostrato “un cambiamento radicale nello scenario politico dell’isola”.

Secondo Hu, nazionalista, “bisogna riconoscere che il DDp è riuscito a divenire una forza più razionale e moderata, un grande cambiamento rispetto agli anni scorsi. Il mio partito ha subito una delusione, perché la differenza percentuale è di soli tre punti. Se questo fosse avvenuto durante l’elezione presidenziale, sarebbe stato un disastro. Non so dire se i democratici sono entrati nell’era di Tsai Ing-wen, ma sicuramente i risultati hanno consolidato la sua leadership”.

Tsai Ing-wen è il nuovo leader del Partito, che ha raccolto l’eredità dell’ex presidente democratico Chen Shuibian – populista e fortemente contrario a un accordo con la Cina continentale – ed ha modificato radicalmente l’atteggiamento dei suoi sostenitori, virando verso un atteggiamento più morbido. Proprio il rapporto con la Cina, infatti, sembra essere il vero punto in questione nella scena politica dell’isola, che non ha rapporti formali con Pechino dal 1949.

Il presidente Ma, ex sindaco di Taipei, ha infatti fondato la sua politica su un’aggressiva linea di ricongiungimento di fatto con Pechino. Nel corso dell’ultimo anno, ha lanciato una serie di iniziative tese ad ammorbidire i rapporti economici fra le due nazioni, anche se non ha mai esplicitamente parlato di riunificazione. Questo atteggiamento, comunque, sembra destinato a cambiare.

Hsu Yung-ming, professore di Scienze politiche all’università di Taipei, spiega: “Ma dovrà aggiustare e ridurre la sua politica di rapporti con la Cina. Se riesce a leggere bene il risultato del voto, il presidente deve capire che la popolazione non approva l’idea di avvicinarsi così tanto a Pechino, idea che può risultare molto pericolosa”. Chen Chan-ho, elettore di mezza età del nord dell’isola, conferma di fatto l’interpretazione: “Ho paura della politica del governo. In pochi anni, Taiwan verrà mangiata dalla Cina”.

Anche i media cinesi interpretano il voto alla stessa maniera. Nella prima pagina di oggi, il Quotidiano del Popolo – organo ufficiale del Partito comunista cinese – titola: “La sconfitta del Kuomintang mette a rischio i rapporti con la Cina”. Nell’articolo, alcuni esperti sostengono che i risultati elettorali “sono una cattiva notizia per Pechino”.

Fra gli elementi che hanno diminuito la popolarità di Ma e del suo partito vi è la lentezza con cui le agenzie del governo hanno risposto all’emergenza del tifone Morakot (cfr. 19/08/2009 Il tifone Morakot colpisce anche il governo di Ma Ying-jeou ), che ha causato 500 morti e oltre 100 miliardi di dollari taiwanesi (2,14 miliardi di euro) in danni all’agricoltura, al commercio e alle costruzioni.