Massacro a Maguindanao: il clan Ampatuan sospettato di altri 200 omicidi
Lo denuncia la Commissione nazionale per i diritti umani. I corpi sarebbero sepolti in fosse comuni sparse in diverse zone della provincia. I testimoni non hanno denunciato prima i crimini nel “timore di ritorsioni”. Gli arrestati dovranno rispondere di ribellione e omicidio.
Manila (AsiaNews/Agenzie) – Il clan musulmano accusato del massacro del 23 novembre scorso nella provincia di Maguindanao, nel sud delle Filippine, sarebbe responsabile di altri 200 omicidi. È quanto afferma la Commissione nazionale per i diritti umani, che denuncia il ritrovamento di diverse fosse comuni nei territori controllati dagli Ampatuan.
 
Leila de Lima, presidente della Commissione, conferma che sono “almeno 200” gli assassini a sfondo politico riconducibili al clan Ampatuan, alleato politico della presidente filippina Gloria Macapagal-Arroyo e al potere nella provincia dal 2001.
 
I corpi sono sepolti in diverse fosse comuni, sparpagliate nella provincia di Maguindanao. I casi sono emersi solo ora, in seguito all’arresto di Andal Ampatuan jr – figlio del potente governatore locale – perché i testimoni non denunciavano “nel timore di ritorsioni”.
 
Fra i 57 civili uccisi nell’attacco del 23 novembre a parenti e sostenitori di Ishmael “Toto” Mangudadatu, vice-sindaco di Buluan e candidato alla carica di governatore di Maguindanao, 26 sono donne e 32 i giornalisti. La polizia riferisce che sono “161 le persone sospettate” di aver preso parte al massacro.
 
In base alla legge marziale in vigore nella provincia, le forze dell’ordine hanno fermato 62 persone, fra cui anche Andal Ampatuan Sr., il capo clan. Gli arrestati dovranno rispondere alle accuse di ribellione e omicidio.
 
La famiglia Ampatuan, con il benestare del governo, ha potuto allestire un proprio esercito e dominare incontrastata per anni nella provincia. Una decisione presa da Manila nel tentativo di contenere i tentativi di ribellione dei separatisti musulmani.
 
In seguito alla strage, la Arroyo ha stralciato ogni accordo con il clan: la provincia è sotto la legge marziale a Maguindanao e gli Ampatuan devono rispondere dell’accusa di ribellione.