Si apre a Chambésy il secondo incontro panortodosso
di NAT da Polis
A tema le autonomie delle Chiese nate dopo il crollo dell’Urss e le nuove Chiese della diaspora. Molte di esse chiedono l’indipendenza da Mosca. Bartolomeo difende il dialogo con Roma e ribatte all’irrigidimento e l’arroccamento nel dialogo, che porta solo in “un vicolo cieco”. Erdogan potrà concedere la cittadinanza turca a metropoliti della diaspora.

Istanbul (AsiaNews) - Inizia oggi, a  Chemin de Chambésy  in Svizzera , il 2°  round dell’incontro  pan-ortodosso, atto a preparare il primo sinodo panortodosso dell’era moderna. Nel primo round concluso  lo scorso giungo, è stata affrontata la questione della diaspora ortodossa, cioè la gestione e la giurisdizione  delle Chiese ortodosse fondate dalla diaspora. Tale questione  è stata causa di non pochi attriti tra Costantinopoli e Mosca, soprattutto dopo il crollo dei regimi comunisti  e la conseguente  massiccia migrazione delle popolazioni dell’Est, al di fuori dei propri confini nazionali.  Sino allora il  gregge ortodosso era di pertinenza della Chiesa nazionali, mentre la diaspora era di pertinenza del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, secondo i vigenti canoni della Chiesa Orientale.

Nel primo incontro di giugno si è deciso di istituire le conferenze episcopali nei Paesi della diaspora, le quali faranno riferimento a Costantinopoli; nell’ incontro di oggi - che durerà una settimana - si discuterà la questione dell’autonomia e dell’ autocefalia delle Chiese ortodosse. Si discuterà insomma i canoni per poter definire ed accettare nel pianeta ortodosso l’autonomia e l’autocefalia delle nuove Chiese nascenti. La discussione dovrebbe sistemare le questioni sorte dopo il crollo dell’ Unione Sovietica e la conseguente nascita dei nuovi Stati nazionali, le cui Chiese hanno chiesto l’indipendenza dal Patriarcato di Mosca, domandando cosi un ritorno allo status che esse avevano prima dalla nascita dell’ Urss.

Nel comunicato diffuso ieri è emersa la volontà di  porre fine alle anomalie apparse nel corso dei tempi, dovuti in gran parte alle congiunture storiche ed ai conseguenti bisogni pastorali del gregge ortodosso. Si nota pure un’accoglienza profonda della volontà di Bartolomeo I nel procedere in modo spedito, al fine di convocare in seguito il primo Grande Sinodo panortodosso dell’era moderna.

I rapporti tra le chiese ortodosse e quelli con la Chiesa di Roma, sono stati messi a fuoco da Bartolomeo I nell’omelia da lui pronunciata in occasione della festa di S. Andrea, il 30 novembre scorso a Costantinopoli. Secondo gli esperti, il Patriarca ha inviato significativi ed importanti segnali ai rispettivi mittenti

Per quanto riguarda i rapporti tra le Chiese ortodosse, Bartolomeo ha detto che “il ruolo di Costantinopoli è quello stabilito dai canoni dei sinodi ecumenici. Esso consiste nella diaconia, avendo la responsabilità del coordinamento e dell’espressione dell’unanimità  delle Chiese ortodosse”. “Nostro prioritario obiettivo - ha continuato - è l’unità dell’ortodossia, perché solo allora si potrà  essere testimoni della verità evangelica  in un mondo contemporaneo afflitto da tantissimi problemi di ogni natura. In questa opera di diaconia, la Chiesa di Costantinopoli è costretta ad operare tra mille difficoltà, a causa del  contesto a tutti noti, ma [essa] trova la solidarietà della Chiesa della Vecchia Roma, prima tra tutte, a cui rivolgiamo in questo momento  con amore i nostri pensieri”.

Il Patriarca non ha risparmiato qualche freccia contro chi nel pianeta ortodosso è contro il dialogo con la Chiesa di Roma, dicendo che solo il dialogo costruttivo costituisce l’unica via verso la pace e l’unità. “La pacifica regolazione  delle differenze nei rapporti tra i cristiani - ha proseguito Bartolomeo  -  non significa il distacco dalla verità. La verità  non teme il dialogo, ma al contrario usa il dialogo come mezzo per farsi accettare da chi ha delle riserve. L’arroganza e il fanatismo provocano l’irrigidimento e l’arroccamento su prese di posizioni che conducono soltanto verso un vicolo cieco”.

“D’altronde - ha concluso il Patriarca Ecumenico - lo studio spassionato e senza pregiudiziali, ci aiuterà a capire la struttura della Chiesa universale unita del 1° millennio e ci aiuterà altresì a capire i nostri errori commessi nel 2° millennio”.

Intanto proprio in questi giorni è emersa una notizia molto importante. Su proposta del primo ministro turco Erdogan, vi è la possibilità di concedere la cittadinanza turca ai metropoliti della diaspora. Tale fatto soddisfa la volontà ecumenica di Bartolomeo e dà la possibilità che in futuro venga eletto patriarca ecumenico un vescovo che ora risiede al di fuori dalla Turchia. Secondo le attuali disposizioni, solo chi ha la cittadinanza turca ha diritto di elezione al soglio patriarcale. Sino ad ora 20 metropoliti della diaspora hanno già presentato domanda di cittadinanza turca. Nell’eventuale concessione della cittadinanza turca ai metropoliti della diaspora gli ambienti diplomatici vedono una prima prova della sincera volontà del governo di Erdogan ad aprirsi alle minoranze. Va tenuto conto infatti  che a metà dicembre l’Unione europea esaminerà i progressi fatti da Ankara nella sua marcia verso l’Europa.