Wei Jingsheng: Occidente traditore, ammaliato (per soldi) da Russia, Cina e Vietnam
di Wei Jingsheng
Il noto dissidente cinese analizza la caduta dell’impero sovietico, ma mostra anche la sua rinascita in Stati autocratici, alleati dello stesso occidente. Come Cina e Vietnam. È necessario aiutare i giovani a rifondare su basi più vere la democrazia.

Washington (AsiaNews) - Un leader democratico dell’Europa orientale è venuto di recente a trovarmi. La nostra conversazione è stata sulle nuove generazioni, che non sembrano più interessate alla questione “democrazia”: non sono più entusiasti, come lo erano coloro che firmarono Charta ’77.

In effetti, questo amico pensa a come propagare l’ideologia democratica dalle università, per resistere alla mano nera del comunismo russo che si stringe sull’Europa dell’Est. O, per dirla in maniera più corretta, per resistere alla mano nera del Kgb. Questa mano non ha soltanto aiutato la Russia a rimettere in pista un governo semi-comunista, molto simile nello stile al ruolo autoritario dell’attuale Partito comunista cinese. Il suo controllo e l’influenza sulle nazioni dell’Europa orientale sono inoltre cresciute rapidamente, sempre più simile a quello del periodo sovietico.

Molti democratici anti-comunisti pensano che la società sia tornata indietro, che il comunismo non sia stato sconfitto; si sarebbe semplicemente trasformato in una nuova autocrazia di stile capitalista. Eppure, dietro a questa nuova forma ci sono ancora il vecchio Partito comunista e il sistema autocratico stalinista-leninista.

Ho sempre pensato che la rivoluzione degli anni ’80 non sia stata un vero successo, e che i felici occidentali si siano comportati in maniera troppo ingenua. Negli ultimi 20 anni, il pensiero di quelle popolazioni ha chiuso il cerchio. Il nostro modo di pensare quando eravamo giovani – i democratici cinesi, così come i dissidenti dell’Europa dell’Est come Havel e Sakharov – era in pratica una sorta di venerazione dell’Occidente: dalla sua ideologia alla sua forza economica e politica. Tutto faceva parte della democrazia occidentale. Noi pensavamo che quello fosse l’unico modello corretto: copiare l’Occidente avrebbe risolto tutti i problemi. All’epoca, questo modo di pensare non era sbagliato; era il modo necessario per opporsi al modello comunista. Eppure, la realtà degli ultimi due decenni ha ispirato il mondo in una nuova maniera. Il mondo occidentale non ha aiutato le popolazioni delle nazioni comuniste a costruire e rafforzare un sistema sociale democratico. L’Occidente ha semplicemente dichiarato di aver sconfitto i propri avversari, per poi chiudere la Guerra fredda. Invece, il mondo occidentale ha sfruttato la cosiddetta “cooperazione economica” con le nazioni comuniste (e con quelle che lo erano) per fare un sacco di soldi.

Gli sforzi per la democratizzazione della Cina e per la costruzione della democrazia nell’ex Unione sovietica e nei Paesi dell’Europa orientale sono totalmente al di fuori della sfera d’interesse delle nazioni occidentali. Dopo gli eventi che si sono succeduti in Georgia e Ucraina, insieme con l’indebolita politica nei confronti della Cina comunista di Bush e Obama, la delusione delle popolazioni delle democrazie occidentali ha superato il punto critico.

Alcuni politici e intellettuali dell’Ovest pensano la stessa cosa: quali sono i problemi del sistema democratico? L’Occidente e i suoi governi stanno perdendo terreno? Ora la questione non è più limitata alla Cina, la Russia o l’Europa orientale ma diventa una questione mondiale; è un problema che riguarda lo sviluppo dei sistemi sociali democratici. Anche se il Partito comunista nell’ex Unione sovietica e nei Paesi dell’Europa orientale è crollato, questo non vuol dire che sia diminuita l’autocrazia comunista. Nazioni comuniste come Cina e Vietnam l’hanno trasformata con successo in un nuovo stile di autocrazia “dell’inclusione”: capitalisti di tutto il mondo, unitevi! Questi sono stati sempre più bravi nel costringere le nazioni occidentali ad arrendersi, e hanno creato un esempio per tutte le nazioni autocratiche del mondo. La democrazia occidentale vecchio stile ha perso sempre di più la sua funzione di modello, così come ha perso la sua attrattiva per le popolazioni. Vedo sempre più persone, fra i democratici della vecchia generazione, che sono ancora sepolti nell’ideologia che hanno costruito quando erano giovani, e insistono nel voler accettare le idee democratiche e il sistema occidentale nella sua interezza. Ma questo modo di pensare non basta più: è datato. Ripetere oggi quello che dicevamo 30 anni fa, ai giovani, non li convincerà.

L’era di Internet ha modificato il raggio visivo delle nuove generazioni, che conoscono molto di più di quello che sapevamo noi alla loro età. I problemi attuali sono nella lista dei loro interessi. Dai miei contatti personali con i giovani, mi rendo conto che parlare loro delle vecchie teorie democratiche non servirà. Molti di loro già conoscono queste idee, e sanno anche che erano i problemi dei vecchi sistemi democratici. Ora sono interessati alla loro, di era. E questa presenta uno sviluppo, in cui l’autocrazia si è tramutata da difensiva a offensiva, e guadagna terreno. In che modo le nazioni democratiche hanno affrontato questo problema? Il sistema democratico è in declino? Potrebbe la società democratica invertire il senso di questo declino? Anche il vecchio sistema democratico si trasformerà? Discutere queste cose con i giovani riesce ad ottenere il loro interesse: sono sensibili a questi temi. E questo dimostra che i giovani non sono una generazione senza speranza. Anzi, dobbiamo fidarci di loro.