India: crescono le violenze dell’estremismo etnico e religioso, in cinque anni oltre 3800 casi
Il rapporto presentato alla camera alta del Parlamento di New Delhi rivela che dai 677 casi nel 2004 si è passati ai 943 del 2008. Il governo studia nuovi strumenti giudiziari e di polizia per arginare il fenomeno. In Orissa, davanti all’inaffidabilità di tribunali e autorità, le vittime dei pogrom indù fondano un’associazione per cercare di rispondere ai bisogni.
Bhubaneswar (AsiaNews) - Negli ultimi cinque anni l’India ha registrato un forte aumento delle violenze su base religiosa ed etnica. È quanto emerge dal rapporto presentato da Ajay Maken, ministro di Stato per gli Affari interni, al Rajya Sabha, la camera alta del Parlamento di New Delhi.
 
Negli ultimi cinque anni gli attacchi estremisti sono più di 3800. Il rapporto si riferisce solo a quelli rilevati dalle autorità, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto. Dai 677 casi registrati nel 2004 si è passati, in un crescendo progressivo, ai 943 del 2008. Il rapporto afferma che 11 Stati dell’Unione non hanno registrato casi durante il 2009, ma nonostante questo il Paese è segnato da una media di due attacchi al giorno. Gli Stati che guidano la triste classifica sono Maharashtra (681), Madhya Pradesh (654) e l’Uttar Pradesh (613).
 
Il rapporto sulle violenze del radicalismo religioso ed etnico è arrivato al Rajya Sabha sulla scia della revisione della apposita legge, il cosiddetto Communal violence Bill del 2005, tornata al centro del dibattito politico dopo le recenti ondate di attacchi contro le minoranze religiose, in particolare i musulmani nel Gujarat ed cristiani nell’Orissa.
 
Mentre il governo di New Delhi studia nuovi strumenti giudiziari e di polizia per arginare il fenomeno, le vittime delle violenze lamentano la latitanza delle istituzioni ed il perdurare dell’insicurezza.
 
Il caso dell’Orissa è il più eclatante. In un incontro promosso il 7 dicembre scorso a Berhampur, leader cristiani, attivisti per i diritti umani e abitanti del Kandhamal hanno fatto il punto sulla situazione: oltre 5mila case bruciate o saccheggiate, quasi 300 chiese distrutte, più di 50mila sfollati e quasi 2 500 denunce di cui solo 823 registrate dalle autorità di polizia.
 
Le vittime dei pogrom diffidano del buon esito dei processi e della completa erogazione dei risarcimenti promessi dalle autorità (ad oggi non è ancora conclusa la distribuzione degli indennizzi per le violenze 2007). Per questo hanno dato vita alla Sampradayik Hinsa Prapidita Sangathana, Associazione delle vittime delle violenze dell’estremismo, con il sostegno dei vescovi cattolici di Bhubaneswar e Berhampur, di quello evangelico di Bardhan e di organizzazioni come All India Christian Council e Human Rights Law Network.
 
I problemi irrisolti sono innumerevoli: dalla lentezza della ricostruzione di case e chiese all’insicurezza in cui sono ancora costretti a vivere oggi i cristiani della regione. La Sampradayik Hinsa Prapidita Sangathana si propone di monitorare i singoli bisogni delle vittime, promuovere progetti in aiuto soprattutto di donne e bambini e di agire in modo unitario per far pressione sulle autorità civili.