Aceh, la sharia proibisce la danza cinese dei leoni
di Mathias Hariyadi
Le autorità provinciali affermano che è estranea alla cultura locale e infrange l’armonia religiosa. I discendenti cinesi replicano che è solo “uno spettacolo culturale” per ricordare le vittime dello tsunami. Da decenni la comunità – in larga parte cristiana - è vittima di discriminazioni e violenze per motivi religiosi o economici.
Jakarta (AsiaNews) – Gli indonesiani di origine cinese sono in rivolta contro la decisione dell’Ufficio affari religiosi di Aceh, che ha proibito la popolare barongsay (la danza dei leoni, ndr) durante le commemorazioni per il quinto anniversario dello tsunami. Le autorità spiegano che è una manifestazione estranea alla cultura locale e si vuole “mantenere l’armonia religiosa”. I discendenti dei cinesi replicano bollando la decisione come “ridicola”.
 
Kim, indonesiano di origine cinese di North Jakarta, parla di scelta “vergognosa e ridicola”, in aperta violazione ai Cinque principi base (i Pancasila) che “garantiscono il pieno rispetto delle diversità culturali”. Essi sono i cinque pilastri del nazionalismo laico, su cui il Paese ha costruito la sua storia dopo l’indipendenza del 1945. “La decisione di proibire il barongsay – aggiunge – umilia i vari gruppi etnici dell’Indonesia, inclusi i cinesi di Aceh”.
 
La danza dei leoni (nella foto) era in programma il 26 dicembre prossimo, per il quinto anniversario della tragedia dello tsunami, che ha causato centinaia di vittime fra la comunità cinese di Aceh. Alla cerimonia avrebbero partecipato anche gruppi provenienti dalla provincia di North Sumatra.
 
A. Rahman TB, funzionario dell’Ufficio affari religiosi di Aceh – la provincia più integralista del Paese, in cui vige la legge islamica – giustifica la decisione sottolineando che la danza “non è masi stata rappresentata prima” e si vuole mantenere “l’armonia religiosa tra i musulmani di Aceh e gli altri gruppi etnici della provincia”.
 
“È una stupidaggine” replica Martini, una donna di origine cinese che vive a Jakarta, basata su “motivazioni prive di fondamento e di qualsiasi ragione”. La comunità cinese precisa che il barongsay “non ha carattere religioso”, ma è solo uno “spettacolo culturale”. Essi aggiungono infine di aver ricevuto tutte le autorizzazioni dalle autorità locali, compresi i permessi della polizia.
 
La comunità cinese in Indonesia ha subito una dura repressione durante la dittatura del generale Suharto (1967 – 1998). Egli aveva imposto il bando a ogni espressione culturale tradizionale, tra cui i caratteri, la lingua e la danza dei leoni. Secondo il dittatore, gli esponenti del Partito comunista indonesiano (Pki) erano responsabili del massacro di un gruppo di generali dell’esercito avvenuto nel 1965. Il bando voluto da Suharto è stato rimosso nel 2000 dal successore Abdurrahman Wahid “Gus Dur”, che ha concesso maggiore autonomia e libertà.
 
L’ostilità verso l'etnia cinese è causata anche da motivi economici. Commercianti, banchieri, industriali, essi hanno controllato a lungo l’economia nazionale. Inoltre, i cinesi - un tempo in maggioranza buddisti - oggi si convertono sempre di più al cristianesimo e sono diventati un bersaglio ideale per le frange fondamentaliste islamiche del Paese.