Accademia delle scienze sociali: in Cina aumentano rivolte di massa e criminalità
Gli “incidenti di massa” sono causati dalla crescente differenza fra ricchi e poveri e dagli abusi di potere dei rappresentanti del governo. Nei primi 10 mesi del 2009 i casi criminali sono aumentati del 15% rispetto all’anno scorso. Le inquietudini sociali sono un rischio alla sopravvivenza del Partito comunista.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Le rivolte sociali e la criminalità sono in aumento nel Paese. La fonte di tali affermazioni non è una qualunque organizzazione non governativa attenta ai diritti umani, ma l’Accademia cinese delle scienze sociali.

Nel rapporto annuale dal titolo “Società della Cina: analisi e previsioni 2010”, presentato ieri, si afferma che rivolte e altri tipi di sommosse sono in aumento; esse sono causate da problemi sedimentati da tanto tempo e coinvolgono persone di tutti i livelli sociali.

Gli autori affermano che negli ultimi decenni il risentimento della popolazione si è accresciuto a causa della sempre maggiore differenza fra ricchi e poveri e per gli abusi di potere dei rappresentanti del governo.Li Pielin, direttore dell’istituto di sociologia, che ha presentato il rapporto afferma che “durante il boom economico della Cina, sono rimasti insoluti molti problemi quali le leggi sulla rilocazione [e gli espropri - ndr], le riforme industriali e l’uso della terra. Ciò ha approfondito lo scontento della popolazione”.

Il rapporto cita sei esempi di rivolte popolari, dallo sciopero dei taxi a Chongqing e altrove, fino a quelle nella Cina centrale, dovute a morti sospette, presentate come un suicidio da parte delle forze dell’ordine (v.  22/06/2009  I “quotidiani” scontri in Cina tra la polizia e la popolazione esasperata).

Il rapporto non include le rivolte degli uiguri nello Xinjiang, avvenute nel luglio scorso, con 200 morti e migliaia di arresti.

Il rapporto ammette pure che le scelte politiche ed economiche del Paese lasciano molte persone senza i benefici derivati dallo sviluppo economico e ricorda il crescente abisso del livello di vita fra abitanti delle città e delle campagne, lo sviluppo industriale selvaggio avvenuto a spese della popolazione rurale e dell’inquinamento dell’ambiente.

Secondo cifre ufficiali vi è pure un incremento della criminalità: da gennaio a ottobre di quest’anno vi sono state oltre 4 milioni di casi, con un aumento del 15% rispetto allo scorso anno.

Il rapporto presenta anche notizie positive, come la previsione che alla fine del 2010 il Pil pro capite aumenterà fino a 4 mila dollari Usa, e che la disoccupazione (cifre ufficiali) si manterrà sul 4%.

Ma l’abisso fra ricchi e poveri aumenterà: gli introiti degli abitanti delle città aumenteranno del 10%; quelli dei contadini solo del 6%.

Secondo il ministero della sicurezza, nel Paese vi sono decine di migliaia di rivolte sociali ogni anno. Tali rivolte, spesso sedate con arresti e interventi armati della polizia, sono – secondo i capi del Partito “un rischio per la stessa sopravvivenza del Partito comunista cinese”.