Seoul si piega a Pechino: cacciato un dissidente uiguri
di Joseph Yun Li-sun
Dolkun Isa, cittadino tedesco e Segretario generale del Congresso mondiale degli uiguri, è stato trattenuto per 57 ore all’aeroporto della capitale coreana e poi rimandato in Germania. Pechino conferma le pressioni su Seoul e attacca: “È un terrorista pericoloso”.
Seoul (AsiaNews) – Il governo sudcoreano “inizia a piegarsi alle richieste di Pechino, mostrando una preoccupante attitudine nell’ignorare i diritti umani. Cosa che un tempo non avrebbe mai fatto”. Lo scrive oggi il Chosun Ilbo, uno dei principali quotidiani della parte meridionale della penisola, commentando l’arresto ingiustificato di Dolkun Isa, cittadino tedesco e Segretario generale del Congresso mondiale degli uiguri (v. foto).
 
L’uomo, atterrato a Seoul, è stato trattenuto senza motivo per 57 ore all’interno dell’aeroporto per poi essere rispedito in Germania. Isa è nella lista dei dieci principali ricercati della Repubblica popolare cinese: Pechino lo accusa di aver organizzato diversi attentati contro i cinesi di etnia han che vivono nella provincia settentrionale dello Xinjiang, e lo ritiene un “fomentatore di disordini”.
 
Rientrato in Germania, il dissidente ha dichiarato: “Ovviamente, nessuno mi ha detto che non potevo entrare in Corea su richiesta della Cina. Però non mi hanno neanche voluto spiegare per quale motivo venivo arrestato”. Isa avrebbe dovuto parlare a una conferenza sui diritti umani organizzata da un gruppo che opera “per la democrazia in Cina”.
 
Il governo sudcoreano non ha voluto commentare l’accaduto, ma Jiang Yu – portavoce del ministero cinese degli Esteri – ha confermato “contatti” fra Pechino e Seoul riguardo l’arrivo del dissidente uiguri: “Isa è uno dei principali leader dell’Organizzazione per la liberazione del Turkestan orientale, un’organizzazione terroristica che compie attentati sul territorio cinese”.
 
Secondo alcuni analisti, la decisione di piegarsi alle pressioni cinesi segna una svolta nella politica estera sudcoreana. Il Paese, che ha subito per anni una feroce dittatura militare, ha cercato negli ultimi due decenni di affermarsi come una democrazia di stampo occidentale, rispettosa dei diritti umani e civili. A Seoul hanno trovato rifugio centinaia di esuli politici, sia cinesi che nordcoreani.
 
Eppure, la crisi finanziaria in corso ha cambiato le carte in tavola. La Corea, grande produttrice di automobili, ha un estremo bisogno dello sconfinato mercato interno cinese per smaltire la propria produzione e mantenere alto il Prodotto interno lordo. La Cina, che ha superato quasi indenne il crack delle Borse mondiali, usa il suo potere economico per ottenere soddisfazione nei casi più sensibili.