Pechino blocca i prestiti, le Borse cinesi crollano
La Banca centrale del gigante asiatico impone un drastico aumento del 16 % ai depositi di contante che le banche minori sono costrette a tenere in riserva. Una decisione che blocca di fatto l’erogazione di prestiti alle imprese. Le Borse di Shanghai e Hong Kong perdono tre punti percentuali.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo centrale cinese ha deciso di tenere sotto stretto controllo l’inflazione galoppante e i prezzi delle azioni quotate in Borsa tramite un ritiro del denaro contante immesso nell’economia nazionale. Lo ha annunciato ieri la Banca del popolo, che ha costretto le banche a tenere all’interno il denaro alzando la percentuale di contante da tenere in riserva dallo 0,5 al 16%. Un modo per impedire di fatto l’erogazione di prestiti alle aziende.
 
È la prima volta dal novembre del 2008 che il governo interviene sui tassi, una mossa che si integra con l’aumento degli interessi concessi sui fondi di Stato a un anno e su quelli a tre mesi. Secondo diversi economisti, si tratta della prima fase di rientro dei capitali concessi all’interno del pacchetto di stimoli economici con cui Pechino ha affrontato la crisi finanziaria internazionale. Per stimolare la produzione e il mercato interno, infatti, nei primi undici mesi del 2009 la Cina ha stanziato più di 9mila miliardi di yuan.
 
Gli esperti hanno apprezzato la decisione della Banca centrale, sottolineando i pericoli che si celano nel continuare a erogare denaro contante. Yao Zhizhong e He Fan, ricercatori proprio del ministero dell’Economia, avevano scritto alcuni giorni fa: “Se il governo continua a immettere stimoli economici pari a quelli del 2009, l’anno appena iniziato sarà molto pericoloso”.
 
I pericoli principali riguardano l’inflazione, in rapida crescita dopo l’immissione di troppo denaro contante da parte di Pechino, e la bolla immobiliare. Se questa dovesse esplodere, l’economia reale del Paese – considerando tutto l’indotto collegato alla produzione edile – ne risentirebbe fortemente, con conseguente aumento della disoccupazione e lo stop del settore.
 
La manovra tuttavia ha avuto anche effetti negativi, soprattutto a livello finanziario. Le Borse di Hong Kong e di Shanghai hanno infatti perso oltre tre punti percentuali: la previsione industriale è infatti di flessione, e non di aumento. Attesa invece per la chiusura delle Borse europee e l’apertura di quelle americane: i due mercati privilegiati per la produzione industriale della Cina.