Processo per la strage di Maguindanao: ascoltato il primo testimone
di Santosh Digal
La seconda sessione del processo contro Andal Ampatuan jr. si è conclusa oggi a Quezon City. Rasul Ranki ex membro del clan degli Ampatuan presente al massacro accusa l’imputato di aver sparato il colpo che ha dato il via alla strage del 23 novembre costata la vita a 57 persone.

Manila (AsiaNews) –  Andal Ampatuan jr. avrebbe sparato il colpo che ha dato il via alla strage di Maguindanao costata la vita a 57 persone. E’ quanto emerge dalla seconda seduta del processo a suo carico avvenuta oggi a Quezon City. A confermare la tesi è Rasul Sangki, ex membro del clan musulmano degli Ampatuan e primo testimone oculare del massacro del 23 novembre scorso contro i sostenitori del clan di Ishmael “Toto” Mangudadatu. Nella sua deposizione Sangki avrebbe anche indicato quale principale mandante della strage Andal Ampatuan sr., padre dell’imputato ed ex governatore della Regione autonoma di Mindanao (Armm).  Questi era il principale rivale di Mangudadatu nella corsa al governatorato della regione per le elezioni del 2010. Secondo il testimone, Andal sr. avrebbe comunicato al figlio via radio l’ordine di procedere con l’esecuzione.

“Sono sicuro che la testimonianza di Sangki sosterrà le accuse contro Andal jr. e suo padre”, afferma Ishmael “Toto” Mangudadatu, che nel massacro ha perso la moglie e due sorelle. Egli si dice però sorpreso della scelta di Sangki di testimoniare contro il suo ex clan.  

Intanto la Chiesa e la popolazione di Mindanao chiedono giustizia per le vittime. Andal jr. resta in carcere in attesa della prossima sessione del processo nonostante la richiesta di rilascio su cauzione fatta dal suo avvocato lo scorso 5 dicembre. In dicembre la polizia ha arrestato Andal Ampatuan sr. ed altri membri del suo clan con l’accusa di tentata ribellione. L’operazione è avvenuta dopo la legge marziale applicata nella regione dall’8 al 12 dicembre scorso. In questo periodo polizia ed esercito hanno scoperto circa 200 casi di omicidio riconducibili al clan degli Ampatuan. Essi non erano mai stati denunciati in passato dalle autorità locali. L’ex governatore e i suoi sostenitori sono ancora in attesa di processo.