Dopo il discorso di Obama, le borse dell’Asia scendono fino al 3%
Il presidente Usa è "pronto a lottare" per limitare la grandezza delle banche e i loro commerci su crediti a rischio e proprietary trading. Timori anche per la stretta creditizia di Pechino. Tokyo: -3%; Hong Kong: -2,54%; Shanghai: - 2,5%; Seoul: -1,87%.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Le borse asiatiche sono scese oggi fino al 3%. Fra le cause gli analisti elencano l’indebolirsi del dollaro, dopo il discorso di Barack Obama di ieri, in cui egli ha proposto nuove restrizioni sulle banche; la discesa dei prezzi delle merci; il timore di una politica monetaria più stretta da parte di Pechino.
 
La borsa di Tokyo è scesa quasi del 3%, al punto più basso nelle ultime 4 settimane. Ciò è dovuto in parte al rafforzamento dello yen in confronto al dollaro e all’euro e in parte alla caduta dei prezzi dei metalli e del petrolio.
 
A mezzogiorno la borsa di Hong Kong era scesa del 2,54, al punto più basso in 4 mesi. Il calo viene attribuito alle perdite di Wall Street, alla discesa del prezzo del petrolio (oggi a 76 dollari) e al timore della stretta sui prestiti e sull’esposizione delle banche voluta dalla Cina (v. 13/01/2010 Pechino blocca i prestiti, le Borse cinesi crollano ).
 
Anche la Cina segnala una caduta del 2,5%, con l’indice trascinato dalla discesa delle azioni di alcune banche. L’indice sta realizzando una discesa del 5% in questa settimana proprio a causa del tentativo del governo di fermare l’eccessiva liquidità (dovuta ai giganteschi prestiti dello scorso anno) e le speculazioni edilizie.
 
Anche l’indice di Seoul quest’oggi è disceso dell’1,87%.
 
I risultati di quest’oggi risentono della caduta del 2% a Wall Street, il giorno peggiore dallo scorso ottobre. Le azioni finanziarie sono quelle più colpite, dopo che Obama ha lanciato il piano di restringimento del commercio delle banche nei crediti a rischio e nel proprietary trading, i commerci che la banca fa per sé e non per i clienti.
 
Obama ha detto di “essere pronto per lottare” con le banche per limitare la loro grandezza e imporre restrizioni sul loro commercio. “Mai più – ha aggiunto – i contribuenti americani rimarranno ostaggi delle banche, che sono troppo grandi per cadere”. Egli ha sottolineato che “il sistema finanziario oggi è più forte di un anno fa, [ma] esso opera ancora con le stesse regole che lo hanno portato al collasso quasi totale”.