Crisi in Corea, scende in campo Kim Jong-il
Il dittatore nordcoreano ha compiuto nel solo gennaio 20 visite a industrie e stazioni energetiche, un modo per ricompattare la popolazione attorno alla sua figura. Ma la crisi economica e le disastrose politiche interne continuano a mietere vittime.

Pyongyang (AsiaNews/Agenzie) – Il “Caro Leader” della Corea del Nord, Kim Jong-il, ha raddoppiato il numero di visite a industrie e stazioni energetiche, un segnale dei rinnovati sforzi del governo per sopravvivere alla crisi economica nata dalle disastrose politiche economiche del regime e aggravata dalle sanzioni delle Nazioni Unite. Un anno fa, il dittatore ha compiuto soltanto 4 visite del genere: l’aumento del numero totale è anche indice della paura di un colpo di Stato.

Secondo Kim Yong-hyun, professore di studi nordcoreani all’università Dongguk di Seoul, “le visite dimostrano chiaramente le intenzioni di Kim: vuole dire al popolo che fa di tutto per superare le difficoltà economiche enormi del Paese. L’altro messaggio è che il leader è in prima fila per migliorare le condizioni di vita generali, che ovviamente stanno peggiorando”.

Il regime asiatico non pubblica mai dati economici ufficiali, ma le sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza dell’Onu dopo i test nucleari di Pyongyang hanno peggiorato una situazione resa già drammatica da carestie e pianificazioni economiche senza senso. La Banca centrale di Seoul ha stimato che, nel 2008, il Prodotto interno lordo della Corea del Nord si sia assestato sui 18,4 miliardi di dollari.

Alla luce di queste stime si capisce come, sin dagli anni Novanta, il governo centrale del Nord non riesca a sfamare i 24 milioni di nordcoreani. Carestie, alluvioni e altre strette naturali all’agricoltura avrebbero ucciso, negli anni, almeno due milioni di cittadini. A tutto questo si deve aggiungere la scelta, presa nel dicembre 2009, di cambiare la valuta interna: in questo modo, il regime ha distrutto i miseri risparmi del popolo, che per la prima volta ha protestato pubblicamente contro il governo.