Oltre 15 milioni di indigeni filippini soffrono per fame e indifferenza del governo
di Santosh Digal
I gruppi indigeni filippini vivono ai margini della società e non hanno accesso ai servizi sociali di base e rappresentano circa il 10% della popolazione. Secondo un recente documento dell’Onu la loro aspettativa di vita è di 20 anni inferiore a quella del mondo civilizzato. I vescovi chiedono al governo più risorse per gli indigeni, soprattutto nel campo dell’educazione e nella conservazione della loro identità culturale.

Manila (AsiaNews) –  Circa 15 milioni di indigeni (10% della popolazione) soffrono per povertà e violazione dei diritti umani e la loro aspettativa di vita è di 20 anni inferiore a quella delle popolazioni civilizzate. E’ quanto afferma un recente rapporto dello UN Devolpment programme in the Philippines. “Gli indigeni filippini combattono ogni giorno contro la fame e il degrado culturale – afferma Jacqueline Badcock, coordinatrice dell’Onu nelle Filippine - essi non hanno accesso ai servizi sociali di base, quali l’educazione e la sanità”.

Secondo il documento nel mondo vivono circa 370 milioni di indigeni. Questi rappresentano un terzo dei poveri al mondo, al disotto della soglia della povertà. Nelle Filippine i gruppi tribali sono concentrati soprattutto nelle regioni di Mindanao (61%) e Cordillera (33%), aree dove si trovano le principali risorse naturali del Paese. A causa di ciò essi sono spesso costretti ad abbandonare le loro terre per lasciare spazio a industrie e miniere, nell’indifferenza del governo, che vede le popolazioni tribali come un ostacolo ai propri interessi economici  (Cfr. AsiaNews.it, 14/11/09 “Sciopero della fame di Chiesa e tribali contro le miniere del Mindoro”). Tale condizione spinge i giovani  ad entrare nei gruppi rivoluzionari comunisti, come il New People’s Army (Npa). Questo è attivo soprattutto nelle aree dell’arcipelago delle Visayas e del Nord dell’isola di Luzon e i gruppi tribali sono il suo bacino privilegiato di reclutamento.

“Il governo deve devolvere più risorse per gli indigeni - afferma mons. Sergio Lasam Utleg, vescovo di Laog e responsabile della Commissione episcopale per i gruppi indigeni - soprattutto nel campo dell’istruzione, della salute e nella conservazione della loro identità culturale”. “Spesso i governi locali non s’interessano ai loro bisogni – sottolinea il prelato – e li costringono a vivere ai margini della società”.  

La condizione di estrema povertà ed emarginazione sofferta dagli aborigeni nel 1995 ha spinto la Chiesa cattolica filippina a creare la Commissione episcopale per le popolazioni indigene (Ecip). Essa ha lo scopo di difendere i diritti delle minoranze e di aiutarle a sviluppare un rapporto tra la loro cultura e il mondo. Fra le iniziative vi è il programma gratutito di educazione informale (Nfe), che consiste nell’insegnare la scrittura e calcolo considerando la capacità di apprendimento dei vari gruppi di aborigeni.(Cfr. AsiaNews.it, 14/05/09 “Vescovi filippini promuovono “istruzione e integrazione” per gli aborigeni”).