Condanna parziale per Thaksin, confiscato metà del patrimonio congelato
di Weena Kowitwanij
L’ex premier e multimiliardario thai ha un mese di tempo per ricorrere contro la sentenza. I giudici hanno sequestrato parte del patrimonio (1,7 miliardi di euro), frutto di illeciti mentre ricopriva l’ufficio pubblico. La sentenza potrebbe scatenare nuove violenze nel Paese.
Bangkok (AsiaNews) – Thaksin Shinawatra ha 30 giorni di tempo per appellarsi alla sentenza di condanna emessa ieri dalla Corte suprema, ma solo se riuscirà a fornire “nuovi elementi a sua discolpa”. In caso contrario, all’ex premier thai in esilio verranno confiscati 46 dei 76 miliardi di baht (circa 1,7 miliardi di euro) che – secondo i giudici – sono frutto di “abuso di potere, occultamento di beni e danno erariale” compiuto mentre ricopriva la carica di Primo ministro. Il resto della somma congelata – 30 miliardi di baht, pari a 700 milioni di euro circa – verrà restituito a Thaksin perché parte del patrimonio personale, precedente all’assunzione dell’incarico pubblico.
 
È durata quasi sette ore la lettura della sentenza di condanna a carico di Thaksin Shinawatra, multimiliardario thai e premier dal 2001 al 20006, quando un golpe dei militari ha rovesciato il suo governo. Da quattro anni l’ex primo ministro vive in esilio, tra Londra – egli era proprietario della squadra di calcio Manchester City – e Dubai. Di recente la decisione del governo cambogiano di assumerlo come “consulente finanziario” ha causato uno scontro diplomatico fra Bangkok e Phnom Penh.   
 
Secondo i magistrati la famiglia del potente politico e uomo d’affari possedeva “parti” della Shin Corp. – gigante delle telecomunicazioni thai – alla quale il governo ha concesso agevolazioni fiscali e benefici che avrebbero giovato alle casse personali di Thaksin. I giudici hanno anche contestato il prestito concesso al governo del Myanmar, attraverso la Exim Bank, per l’acquisto di satelliti dalla stessa Shin Corp.
 
Dal suo esilio negli Emirati, Thaksin ha lanciato un video-messaggio ai suoi sostenitori: “Oggi piango per la mia vita – ha commentato vestito a lutto –. La mia vicenda è una grande lezione per tutti gli uomini d’affari thai, perché non entrino in politica”. Korn Jatikawanich, Ministro delle finanze, spiega che la sentenza avrà “un grande impatto” sull’economia del Paese.
 
La condanna potrebbe scatenare nuove violenze in Thailandia. Ieri il governo ha stanziato circa 20mila militari per garantire la sicurezza nei dintorni del tribunale. Le "camicie rosse" – vicine a Thaksin – per ora mantengono la calma, ma annunciano manifestazioni di piazza per marzo. Un milione di persone, promettono, si riunirà per chiedere nuove elezioni. Le "camicie gialle" – vicine all’attuale premier Abhisit Vejjajiva e protagoniste della cacciata dei governi filo-Thaksin – sarebbero insoddisfatte della sentenza: l’ex premier thai, affermano, deve restituire tutto il patrimonio.