Sciopero della fame dei tibetani detenuti per proteste anti-cinesi
Il loro arresto è avvenuto il 10 marzo scorso durante gli scontri tra polizia e esuli in piazza per il 59° anniversario dell’invasione cinese del Tibet. I detenuti devono scontare una condanna a 90 giorni di carcere.

Kathmandu (AsiaNews/Agenzie) – Ventitre tibetani hanno iniziato uno sciopero della fame per  protestare contro il loro arresto avvenuto il 10 marzo scorso durante le dimostrazioni per 59° anniversario dell’invasione cinese del Tibet. I detenuti sono in digiuno da ieri e devono scontare una condanna di 90 giorni. Essi hanno violato la legge che proibisce ogni tipo di manifestazione anti-cinese sul suolo del Nepal. Per evitare strumentalizzazioni la polizia ha già annunciato che ricorrerà alle cure mediche forzate se le loro condizioni di salute inizieranno ad aggravarsi. 

Il 10 marzo scorso migliaia di rifugiati tibetani hanno sfilato per le strade di Kathmandu per ricordare le vittime dell’invasione cinese del Tibet avvenuta nel 1951. Iniziata con 10 minuti di silenzio la manifestazione pacifica è però degenerata in scontri con la polizia. In totale la polizia ha arrestato 34 persone, di queste 11 sono state rilasciate dopo poche ore. 

In Nepal vivono in esilio circa 20mila tibetani. Con la caduta della monarchia nepalese nel 2006 e la salita al potere dei partiti maoista (Unified Communist Party of Nepal)  e leninista-marxista (Unified Marxist–Leninist) il Paese ha però iniziato a stringere accordi economici con Pechino e vietato agli esuli qualsiasi tipo di manifestazione anti-cinese. Già nel 2008 in occasione delle Olimpiadi di Pechino il governo aveva limitato le manifestazioni di dissenso, soffocandole con la forza.