Due giorni di negoziati Israele - Santa Sede con risultati parziali

Israele continua a negare la garanzia dell'accesso della Chiesa ai tribunali civili. Il pagamento delle tasse, contrario alle indicazioni Onu, rischia di ridurre la presenza della Chiesa in Terrasanta.


Gerusalemme (AsiaNews) - Senza alcuna comunicazione ufficiale e nessuna menzione sui media israeliani, le delegazioni della Santa Sede e di Israele hanno tenuto una 2-giorni di negoziati a Gerusalemme mercoledì 27 e giovedì 28 ottobre. Fonti vicine ai negoziati hanno riferito ad AsiaNews che i colloqui si sono svolti "in un'atmosfera molto cordiale e che qualche progresso si è registrato su questioni di carattere tecnico-giuridico". Rimangono ancora irrisolte due fondamentali questioni di principio: il rifiuto di Israele a garantire alla Chiesa l'accesso ai tribunali a difesa di tutte le proprietà religiose; il nodo dell'imposta municipale di proprietà dalla quale la Chiesa sarebbe esente secondo le indicazioni stabilite dalle Nazioni Unite. Un'esenzione, peraltro, non riconosciuta da Israele.

P. David M. Jaeger, esperto dei rapporti Chiesa-stato in Israele, ha spiegato ad AsiaNews le questioni ancora sul tappeto: "La garanzia di poter accedere al potere giudiziario per la risoluzione di ogni disputa e ogni controversia sulle proprietà ecclesiastiche è un'esigenza di principio imprescindibile perché riguarda uno dei fondamenti dello stato di diritto". Le controversie sulle questioni dei diritti di proprietà, sottolinea p. Jaeger, devono "essere decise dal potere giudiziario indipendente e non dai politici. Spero, in quanto giurista ma anche come israeliano, che su questo aspetto Israele voglia essere fedele all'idea che ha di se stesso come stato di diritto".

Per quanto concerne l'imposta municipale sulle proprietà,  p. Jaeger dice che vi è anzitutto l'impossibilità giuridica di contravvenire alle dichiarazioni Onu, menzionate nella stessa dichiarazione di indipendenza di Israele. Ma vi è anche un problema pratico: "la Chiesa, afferma p. Jaeger, non ha e non avrà i soldi per pagare l'imposta perché essa vive soprattutto di elemosine dai cattolici di tutto il mondo". La pretesa dello stato che la chiesa paghi le imposte municipali di proprietà "potrebbe comportare una riduzione della presenza della Chiesa sul territorio. Confido che non sia questo lo scopo di qualcuno".

L'esperienza accumulata nel corso degli anni induce comunque all'ottimismo: "Con la buona volontà di entrambe le parti – conclude il padre francescano – questi negoziati sortiranno effetti positivi, nel rispetto dei diritti di entrambe le parti. Resta il fatto che l'accordo fondamentale firmato dalle 2 parti nel 1993, attende la conclusione dei negoziati in corso perché se ne riconosca il valore".