Hu Jintao incontra Obama: Iran, ma soprattutto yuan
Il presidente cinese avrà oggi un colloquio privato con il suo omologo statunitense. Una tregua sulla rivalutazione dello yuan in cambio di un voto favorevole alle sanzioni in sede Onu contro Teheran.
Washington (AsiaNews) – Le sanzioni al governo iraniano, la sicurezza nucleare internazionale ma soprattutto la spinosa questione della rivalutazione dello yuan sono gli argomenti in agenda per l’incontro bilaterale di quest'oggi fra il presidente cinese Hu Jintao e quello americano Barack Obama. Molti analisti sostengono che, in cambio di una tregua valutaria, Pechino potrebbe votare a favore delle sanzioni contro il regime iraniano.
 
In ogni caso, prima di partire per gli Stati Uniti, il presidente cinese ha fatto capire di essere pronto a trattare. Cui Tiankai, vice ministro degli Esteri, ha detto: “Sicuramente Cina e Usa possono avere visioni diverse su molte questioni, incluse la crisi economica mondiale e il commercio, ma non si può non tenere conto del fatto che abbiamo anche molti interessi in comune”.
 
La questione della moneta cinese è lunga e articolata, e negli ultimi mesi ha monopolizzato i rapporti fra le due nazioni. In un anno, lo yuan renminbi è cresciuto rispetto al dollaro dello 0,1%: al momento, la moneta americana vale 6,6651 yuan. Washington chiede da tempo a Pechino di cambiare la propria politica monetaria e lanciare la rivalutazione della moneta; secondo il governo cinese, le pressioni Usa cercano nei fatti di “bruciare” una parte del debito pubblico americano nelle mani della Cina.
 
Alle richieste americane ha risposto con forza il premier Wen Jiabao, che chiudendo l’ultima Assemblea nazionale del popolo cinese ha chiarito: “La nostra moneta non è sottovalutata, e questa posizione non cambierà”. Tuttavia, dicono gli analisti economici, il test in corso significa che il governo “quanto meno prende in considerazione l’idea di avviare la rivalutazione”.
 
Tuttavia, Washington non molla. Il prossimo 15 aprile, un documento ufficiale del Congresso americano potrebbe apertamente accusare Pechino di manipolare in maniera illegale il mercato valutario per proprio tornaconto. Un’accusa che la Cina non intende subire, ma che colpirebbe in maniera forte i rapporti commerciali fra Pechino e il resto del mondo occidentale. In quest’ottica, l’esecutivo di Hu Jintao ha iniziato a dare segnale di una possibile marcia indietro.
 
Dopo aver lanciato una lunga simulazione in diverse aree commerciali, per capire cosa potrebbe succedere in caso di rivalutazione monetaria, il vice ministro del Commercio Yi Xiaozhun ha concesso un’intervista alla Bbc in cui spiega il nuovo punto di vista cinese: “Sul breve periodo, una rivalutazione colpirebbe duramente il mercato interno; ma sul lungo periodo potrebbe essere un beneficio. Io credo che alcuni professori e politici americani abbiano politicizzato troppo la questione”.
 
Rimangono in discussione anche altri argomenti sensibili, come la questione di Taiwan e del Tibet. Ma Zhou Zunnan, professore presso l’Università cinese per gli Affari esteri, spiega: “La Cina vuole rapporti stabili con l’America. Non può e non vuole essere una minaccia diretta a Washington, come era la Russia durante la Guerra Fredda: ecco perché anche su questi argomenti troveranno un compromesso”.