Liberi i volontari di Emergency. Il futuro della cooperazione in Afghanistan
Marco Garatti, Matteo dell’Aira e Matteo Pagani hanno trascorso una notte tranquilla e si apprestano a rientrare in Italia. Smentite le voci secondo cui avrebbero rifiutato un volo di Stato. Fonte di AsiaNews: il lavoro delle ong continua, ma è necessaria “maggiore prudenza e cautela”. Operare con “disinteresse e gratuità”.
Kabul (AsiaNews) – Marco Garatti, Matteo dell’Aira e Matteo Pagani, i tre operatori di Emergency rilasciati ieri dalle autorità afghane, hanno trascorso una notte “tranquilla” e, in mattinata, hanno incontrato i colleghi che lavorano nell’ospedale di Kabul. L’inviato del Ministero italiano degli esteri Massimo Attilio Iannucci sta organizzando il rientro in Italia dei tre volontari. Smentite le voci, trapelate in un primo momento, secondo cui i tre avrebbero rifiutato un volo di Stato messo a disposizione dal governo italiano. Fonti di AsiaNews a Kabul, intanto, spiegano che “il lavoro delle organizzazioni umanitarie in Afghanistan continua” anche se è necessario utilizzare “maggiore prudenza e cautela”.
 
I tre operatori italiani di Emergency del centro di Lashkar-gah e i sei colleghi afghani sono stati fermati il 10 aprile scorso, con l’accusa di aver ordito un complotto volto a uccidere il governatore della regione di Helmand, Gulab Mangal. Lo sforzo diplomatico messo in campo dal Ministero degli esteri e dai servizi segreti italiani ha permesso una rapida risoluzione della vicenda, con la liberazione avvenuta ieri.
 
Marco Garatti, Matteo dell’Aira e Matteo Pagani hanno trascorso una notte tranquilla, dopo giorni di tensione e incertezza sulla loro sorte. La decisione di non fare rientro in Italia a bordo di un volo di Stato, trapelata in un primo momento, aveva innescato nuove polemiche fra l’ong fondata da Gino Strada e il governo italiano. Il sottosegretario alla Difesa Guido Corsetto ha parlato di “un fatto che si commenta da solo”. Rossella Miccio, del direttivo di Emergency, spiega che si è trattato di un “equivoco”. L’inviato della Farnesina Massimo Attilio Iannucci annuncia il possibile rientro “ a bordo di un volo commerciale, sul quale anche io viaggerò insieme a loro”.  
 
Fonti di AsiaNews a Kabul, che chiedono l’anonimato per motivi di sicurezza, sottolineano che “la vicenda si è risolta felicemente e in tempi rapidi per il ‘silenzioso e attivo’ lavoro della diplomazia e dei servizi segreti italiani”. La situazione, commenta la fonte, appariva “complicata e difficile”, ma la “discrezione” con la quale è stata affrontata la vicenda ha favorito un esito positivo “in breve tempo”.
 
La vicenda che ha coinvolto i tre operatori di Emergency potrebbe “complicare” il lavoro delle organizzazioni non governative in Afghanistan. “È necessario operare con maggiore prudenza e cautela – commenta la fonte, attiva nel sociale a Kabul – ma il lavoro continua. L’ong di Gino Strada, pur schierata ideologicamente, ha sempre operato bene nel Paese, come molte altre che da decenni promuovono attività di sviluppo”. Il lavoro, aggiunge, e i progetti di cooperazione proseguono, anche se è “necessaria maggiore attenzione, soprattutto nelle zone in cui è più alta la presenza dei talebani”.
 
La fonte di AsiaNews invita a “operare con cautela e valutare con cura la scelta dei collaboratori”, in particolare fra il personale afghano, ma aggiunge un elemento che giudica basilare: “Bisogna operare con disinteresse e gratuità – sottolinea – perché la popolazione è intelligente, orgogliosa e non accetta forme di aiuto che nascondono un tentativo di colonizzazione o hanno il sapore di elemosina”. Egli promuove forme di carità “che vengono dal cuore” e cita come esempio le suore di Madre Teresa, che “da anni lavorano per i bambini di Kabul” senza doppi fini o interessi politici.