Pechino mira a “svuotare” le sanzioni contro Teheran
La Cina ha presentato emendamenti alle proposte americane. I cinesi sono il primo partner commerciale dell’Iran, dal quale hanno anche una forte dipendenza energetica. Gli Stati Uniti fanno presente che l’opzione militare “non è esclusa”. La Turchia si offre di mediare.
New York (AsiaNews/Agezie) – Si complica il cammino per le nuove sanzioni da infliggere all’Iran a causa del suo programma nucleare. La Cina, come peraltro si prevedeva, si sta mettendo di traverso e mira a svuotare di contenuti concreti le nuove misure. Teheran, dal canto suo, sta conducendo una intensa campagna diplomatica verso i membri non permanenti del Consiglio di sicurezza, come Libano e Uganda, e si è assicurata la “benevolenza” di Brasile e Turchia, con quest’ultima che si è offerta di mediare.
 
La riluttanza di Pechino era prevista, visto che la Cina dipende dall’Iran per l’11% di tutte le sue necessità energetiche e l’anno scorso ne è stata il primo partner commerciale. Il progetto di sanzioni presentato dagli Stati Uniti - condiviso da Gran Bretagna, Francia e Germania e “accettato” dalla Russia – prevede, inoltre, forti limitazioni negli investimenti in campo energetico, petrolio e gas, in Iran. Un settore nel quale la Cina è fortemente coinvolta.
 
Ma se le indiscrezioni provenienti dalle Nazioni unite parlano delle resistenze cinesi, gli Stati Uniti rilanciano le pressioni. Ieri, Geoff Morrel, portavoce del Dipartimento alla difesa, ha infatti dichiarato che gli Usa “non hanno escluso alcuna opzione” nei confronti dell’Iran. La dichiarazione è giunta dopo che il sottosegretario alla difesa, Michele Flournoy, aveva detto che un attacco contro l’Iran sarebbe stato “l’ultima risorsa”. Morrell ha spiegato che nelle considerazioni di Flournoy non c’era “niente di nuovo”. “E’ chiaro – ha aggiunto – che non è la nostra preferenza fare una guerra contro l’Iran, impegnarci militarmente con l’Iran. Nessuno vorrebbe farlo, ma è anche chiaro che questo non è escluso”.
 
Ancora ieri, sull’altro fronte, la Cina ha illustrato, in un incontro riservato, alcui emendamenti al pacchetto delle sanzioni. Queste, a quanto riferiscono fonti diplomatiche, hanno di mira in particolare la potente Guardia rivoluzionaria, che controlla società e organizzazioni che hanno legami con la proliferazione delle armi. Si vorrebbe estendere alle armi leggere il divieto di importazione già esistente e, appunto, impedire gli investimenti nella ricerca energetica. Andrebbe poi esercitata “vigilanza” sul commercio, comprese le garanzie sui crediti alle esportazioni e le assicurazioni. Alcune altre persone verrebbero poi aggiute alla esistente lista di coloro che sono colpiti dal divieto di ingresso in altri Paesi, in quanto legati alle attività vietate.