Primo maggio in piazza dei lavoratori iraniani, malgrado divieti e polizia
Proibito ogni tipo di manifestazione per una festa peraltro non riconosciuta. Cortei a Teheran, Tabriz, Shiraz e Qazvin. Una dichiarazione di Karroubi contro la militarizzazione dell’economia e in difesa dei diritti dei lavoratori, in particolare degli insegnanti.
Teheran (AsiaNews) – Malgrado le minacce di “dure punizioni” e una massiccia presenza di uomini della sicurezza, manifestazione per il primo maggio si sono svolte a Teheran e in numerose altre città. La festa dei lavoratori, che in Iran non è mai stata riconosciuta ufficialmente, è stata occasione per una serie di riunoni che hanno visto i presenti innalzare cartelli e striscioni con scritte con chiari riferimenti alla crisi, come “Lavoratori, congratulazioni nel vostro Giorno della disoccupazione” o ”Cacciare via i lavoratori li porta a un futuro nero” o “Non ci arrenderemo finchè non avremo i nostri diritti”.
 
Secondo testimoni oculari citati da Kaleme, un sito di opposizione, ci sono stati anche scontri tra manifestanti e forze di poliizia, che avevano vietato ogni riunione, corteo e protesta.
 
A Teheran, gruppi massicci di agenti erano schierati al centro della città e intorno al Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Cortei ci sono stati anche a Tabriz, Shiraz e Qazvin.
 
A Shiraz, la protesta ha riguardato anche il comportamento della Gooshte Fars Industrial Complex che ha messo in strada 1.200 lavoratori. Uno di loro ha raccontato di aspettare ancora sette mesi di salario.
 
Una dichiarazione in difesa dei diritti dei lavoratori è stata diffusa nell’occasione da uno dei leader riformisti, Mehdi Karroubi, il quale ha duramente criticato la “militarizzazione dell’economia” messa in atto dal governo.
 
“Insieme ad altri riformisti – si legge tra l’altro nella dichiarazione – considero la difesa dei diritti dei lavoratori e dei contadini fra i nostri maggiori obiettivi e mi oppongo a ogni sorta di pressione, ingiustizia e violazione dei diritti d questa grande componente della società”.
 
Karroubi si firerisce poi in modo particolare alla protesta degli insegnanti, alcuni dei quali da ieri hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro “esecuzioni illegali e condanne alla prigione” che hanno colpito alcuni di loro. “In questo giorno da onorare – afferma - ci sono ancora numerosi dei nostri docenti in prigione per il crimone di avere pensato liberamente e aver espresso le loro convinzioni”