I vescovi di Hiroshima e Nagasaki all’Onu: “Basta atomiche”
I due presuli – mons. Giuseppe Mitsuaki Takami e mons. Giuseppe Atsumi Misue – si sono recati insieme al Summit internazionale per la revisione del Trattato di non proliferazione. All’Assemblea riunita hanno chiesto di “fermare la follia nucleare”. Insieme a loro è a New York anche la “Madonna bombardata”, esposta nella cattedrale di San Patrizio.

New York (AsiaNews) – Un appello ai leader mondiali, affinché capiscano la follia delle armi atomiche, e una testimonianza da parte dell’unica nazione che ha subito un attacco nucleare. È il senso della presenza a New York dei vescovi di Hiroshima e Nagasaki – mons. Giuseppe Mitsuaki Takami e mons. Giuseppe Atsumi Misue – che si sono recati insieme al Summit internazionale per la revisione del Trattato di non proliferazione. Il vertice, che si è aperto il 3 maggio con l’intervento del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, si concluderà il 28 dello stesso mese.

I due presuli hanno letto ieri un comunicato congiunto all’Assemblea riunita, subito prima dell’intervento del Rappresentante permanente presso le Nazioni Unite mons. Celestino Migliore. Nel testo, i vescovi chiedono ai leader mondiali di “fare un coraggioso passo avanti verso l’abolizione totale delle armi nucleari. Noi, vescovi cattolici dell’unica nazione che abbia mai subito un attacco nucleare, chiediamo al presidente degli Stati Uniti, al governo giapponese e a tutti gli altri di fare di tutto per fermare questa follia”.

Il 9 agosto del 1945, il cacciabombardiere americano Enola Gay ha sganciato su Nagasaki il secondo ordigno atomico: nell’esplosione, che mise fine alla Seconda Guerra Mondiale, morirono 75mila persone. All’epoca, ricorda mons. Takami, “ero ancora nell’utero di mia madre. Ma ricordo il dolore dei sopravvissuti e quello del mio Paese. Quanto è doloroso e folle abusare del progresso dell’umanità nei campi della scienza e della tecnologia per cercare di distruggere delle vite umane. Si tratta di un’aberrazione”.

La responsabilità dei drammi causati dall’atomica, si legge ancora nel messaggio, “non va ascritta soltanto agli Stati Uniti, anche se è stato quel Paese a buttare la bomba su di noi. Tutte le nazioni che amano o hanno amato la guerra, Giappone compreso, sono responsabili. Ecco perché, riflettendo sul passato, vogliamo avanzare insieme verso il futuro: aboliamo le armi atomiche e costruiamo un mondo senza guerre”.

Al momento attuale, scrivono ancora i due presuli, “nel pianeta sono nascosti 20mila ordigni nucleari. Con questi dati, per cercare di realizzare un mondo libero dalle bombe, dobbiamo anche e soprattutto ridurre quelle che esistono già. Per questo, nel corso dei due incontri internazionali di aprile e maggio sull’argomento, speriamo che i leader mondiali raggiungano un accordo verso questo obiettivo. Bisogna andare oltre gli interessi dei singoli e pensare a un mondo unito”.

Insieme ai due vescovi è arrivata a New York anche la famosa “Madonna bombardata”, una statua di Maria di oltre due metri che ornava l’altare maggiore della cattedrale di Nagasaki e che venne parzialmente distrutta dall’atomica americana. La statua, creata in Italia nei primi anni Trenta del secolo scorso, venne danneggiata all’interno della cattedrale di Urakami durante il bombardamento del 9 agosto del 1945. In occasione del 65esimo anniversario del bombardamento, dice il presule, “nessun simbolo è più adatto per sottolineare l’importanza della non violenza. Davanti ai resti della statua, esposta nella cattedrale di San Patrizio, hanno pregato nei giorni scorsi migliaia di fedeli.