Bangkok: tre notti di coprifuoco, timori di nuove violenze
Le autorità hanno sgomberato l’area occupata dalle “camicie rosse”. Alcuni leader della rivolta si sono consegnati alla polizia e lanciano appelli alla pace. Incendiati 35 edifici nella capitale, fra cui la Borsa thai. Negli scontri di ieri sono morte 14 persone; 82 le vittime dall’inizio della protesta.
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità thai hanno "ripristinato l’ordine e la legalità" a Bangkok, ma la tregua è fragile e la situazione rischia di precipitare in ogni momento. Le “camicie rosse” hanno abbandonato il centro della capitale; una parte dei leader della protesta si è arreso consegnandosi alla polizia. Centinaia di persone rifugiate in un tempio hanno abbandonato l’edificio. All’interno sono stati rinvenuti sei cadaveri, ma nella sola giornata di ieri si contano 14 morti. Il governo ha esteso per altre tre notti il coprifuoco a Bangkok; un provvedimento analogo tocca anche 23 province del Paese.
 
Ieri l’esercito ha lanciato l’assalto finale contro la roccaforte delle “camicie rosse” – esponenti del partito di opposizione United Front for Democracy against Dictatorship (UDD) – nel distretto commerciale della capitale. Bangkok è stata teatro di una vera e propria guerriglia urbana, che ha trascinato la Thailandia sull’orlo dell’anarchia totale. Spari, incendi e devastazioni si sono susseguiti per diverse ore segnando il punto finale di una protesta iniziata a marzo con tratti pacifici, ma che ha registrato una progressiva escalation trascinando il Paese nel caos.
 
In due mesi sono morte 82 persone, circa 1800 i feriti. Nei giorni scorsi si sono verificati scontri anche nel nord-est della Thailandia, in un’area prevalentemente agricola che costituisce il bacino elettorale dell’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra. Ma è a Bangkok che si è consumata la battaglia più cruenta fra esercito e manifestanti, una parte dei quali – aizzati dall’ala dura della rivolta – hanno incendiato negozi, banche e sedi Tv. Fra i 35 edifici andati a fuoco vi sono la Borsa thai, una sede dell’Azienda elettrica della capitale, il centro commerciale CentralWorld e il teatro Siam.
 
I cadaveri di sei persone sono stati ritrovati all’interno di un tempio. Le vittime sono state uccise con armi da guerra, mentre cercavano di abbandonare la zona in direzione dell’intersezione Pathumwan. La morte è avvenuta fra le 5 e le 6 dei pomeriggio di ieri. L’intervento della polizia ha determinato lo sgombero del luogo di culto, invaso da un migliaio di manifestanti, evitando ulteriori spargimenti di sangue.
 
In un discorso televisivo alla nazione, il Primo ministro Abhisit Vejjajiva ha affermato di essere “fiducioso e determinato a mettere fine ai problemi e riportare pace ordine nel Paese”. Nel pomeriggio di oggi, infine, tre dei principali leader della protesta si sono arresi alla polizia. Essi sono Veera Musikhapong, Weng Tojirakarn e Korkaew Pikulthong e costituiscono l’ala moderata della rivolta, che ha tentato a più riprese di mediare con le autorità ed evitare ulteriori spargimenti di sangue. Korkaew ha lanciato un appello alle “camicie rosse” di tutta la Thailandia invitandole a fermare la rivolta e all’esercito, perché smetta di sparare sui civili.