Accusa di omicidio per l’autista di mons. Padovese. I dubbi sulla sua “follia”
di Geries Othman
Osservatori e cristiani domandano che l’inchiesta non si fermi e scavi sui motivi più profondi dell’assassinio. Molti attentati contro cristiani in Turchia sono opera di “giovani squilibrati”. Le condoglianze della Conferenza episcopale italiana e nel PIME. I funerali di mons. Padovese la prossima settimana a Milano.
Iskenderun (AsiaNews) – L’autista di mons. Luigi Padovese, ucciso ieri davanti alla sua casa a Iskanderun è stato formalmente accusato di omicidio da un tribunale turco. La polizia conferma i disturbi psichici dell’uomo che per oltre quattro anni è stato vicino al vescovo ucciso. Ma diversi dubbi serpeggiano sulla sua malattia e da più parti si chiede alle autorità di approfondire l’inchiesta sui motivi dell’assassinio.
 
Murat Altun, 26 anni, è stato arrestato ieri, poche ore dopo l’uccisione del vescovo. Secondo alcuni, l’assassino aveva in mano ancora il coltello con cui ha letteralmente sgozzato mons. Padovese. Dopo averlo interrogato a lungo, le forze dell’ordine hanno confermato l’insanità di Murat. Fonti di AsiaNews avevano detto già ieri che Murat era “depresso, violento, pieno di minacce”.
 
Ma fra i fedeli e il mondo turco si fa fatica ad accettare la sola tesi della malattia psichica del giovane, divenuta evidente solo qualche mese fa. Diversi attentati negli anni scorsi sono stati compiuti da giovani definiti “instabili”, rivelatisi poi in legame con gruppi ultranazionalisti e anti-cristiani.
 
A diversi osservatori pare che governanti, politici, autorità civili turche evitino di riflettere con serietà su questi avvenimenti. E si rischia di liquidare tutta questa violenza dicendo solo che non si è d’accordo, che è il gesto di un pazzo isolato, un gesto occasionale di un giovane fanatico dell’Islam.
 
Fra i “gesti isolati” di persone squilibrate vi sono: il ferimento di p. Adriano Franchini, cappuccino italiano, a Smirne il 16 dicembre 2007; quello di p. Roberto Ferrari, minacciato con un coltello da kebab nella chiesa di Mersin l’11 marzo 2006;  p. Pierre Brunissen accoltellato in un fianco il 2 luglio 2006 fuori della sua parrocchia a Samsun. Questi tre attentati si sono conclusi senza conseguenze fatali.
 
Non così è stato per don Andrea Santoro, ucciso a colpi di pistola il 5 febbraio 2006 mentre pregava in chiesa a Trabzon; stessa sorte per il giornalista armeno Hrant Dink assassinato il 19 gennaio 2007 appena fuori dalla sua redazione in una via affollata di Istanbul. E ancora più tragica la morte il 18 aprile 2007 di tre cristiani protestanti, tra cui uno tedesco, torturati, incaprettati e uccisi a coltellate mentre lavoravano a Malatya nella casa editrice Zirve, che pubblica Bibbie e libri di matrice religiosa cristiana.
 
Fra i cristiani e alcune ong turche vi è la richiesta che le indagini non si fermino all’arresto dello squilibrato di turno, ma scavino più in profondo.
 
Intanto a Iskenderun cominciano ad arrivare personalità ecclesiali per esprimere le loro condoglianze alla Chiesa locale. Il corpo di mons. Padovese è stato trasferito all’ospedale di Adana, città vicina, più attrezzata, per essere sottoposto ad autopsia. Secondo le prime informazioni, i funerali di mons. Padovese si svolgeranno a Milano, sua città di nascita, non prima di mercoledì 9 giugno.
 
Fra le prime espressioni di condoglianze – giunte al nunzio in Turchia, mons. Antonio Lucibello, vi è quello della Conferenza episcopale italiana. In un messaggio a firma del card. Angelo Bagnasco, si afferma: “Mentre deploriamo il barbaro assassinio, ci uniamo al dolore di cotesta Chiesa, che ancora viene provata così duramente”.
 
Condoglianze anche da parte di sacerdoti del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), nel cui seminario mons. Padovese era stato professore. P. Marco Rebolini, che aveva visitato il vescovo in Turchia la scorsa estate, ha scritto: “É incredibile pensare a quello che gli è capitato.... rimane in me un senso di tristezza perché il martirio.. è sempre una sconfitta per l'umanità, ma nella logica di Dio è un grande gesto di amore capace di sanare molte ferite”.