L'Onda verde è “viva e forte” . Presi di mira Karroubi, Sanei, l'ufficio di Montazeri
L’ufficio del defunto ayatollah a Qom è stato sigillato. Prima della chiusura, le milizie filo-governative hanno compiuto un raid punitivo. Assaltata e distrutta l’auto di Karroubi, in visita nella città santa. Shirin Ebadi: la critica al governo ha assunto “forme diverse”, ma non si è esaurita. La Nobel per la pace contraria ad un attacco militare.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Il regime degli ayatollah continua la campagna di repressione, violenze e intimidazioni contro l’opposizione democratica e i leader religiosi moderati. Nei giorni scorsi a Qom, le milizie governative e agenti in borghese hanno attaccato e messo i sigilli all’ufficio dell’ayatollah Montazeri, scomparso nel dicembre scorso. Anche Mehdi Karroubi, uno dei leader dell’Onda Verde, in visita nella città santa nel nord dell’Iran è stato vittima di un assalto. Intanto la Nobel per la pace Shirin Ebadi conferma che il movimento anti-governativo è “vivo e forte”, anche se ha assunto “forme diverse” di protesta.
 
Il 14 giugno scorso il Ministero dell’intelligence ha disposto la chiusura degli uffici dell’ayatollah Montazeri, mettendo i sigilli alle porte. Lo ha annunciato il nipote del defunto leader religioso che, negli ultimi mesi di vita, era fra le personalità più critiche verso l’attuale presidente Mahmoud Ahmadinejad. Ahmad Montazeri riferisce che la notte precedente l’ufficio è stato assaltato da un gruppo di forze filo-governative, tra cui “Basij, Hezbollah e Ansar”. Oltre alla sede di Montazeri, le milizie hanno attaccato e danneggiato (nella foto) anche gli uffici dell’ayatollah Sanei.
 
In visita a Qom, anche il leader dell’opposizione Mehdi Karroubi ha subito l’assalto delle milizie governative e di agenti in borghese. Il fatto è avvenuto il 13 giugno: un centinaio di persone armate di catene, bastoni e manganelli hanno attaccato la sua auto “distruggendola completamente”. Il regime iraniano considera Karroubi e Mir-Hossein Mousavi i “capi della rivolta” perché rifiutano di riconoscere la legittimità della rielezione di Ahmadinejad alle presidenziali del 12 giugno 2009 per la persistente denuncia di brogli.
 
Da Vienna, dove era invitata per un incontro pubblico, ha parlato della crisi iraniana anche Shirin Ebadi, Nobel per la pace, che conferma la forza e la vitalità del movimento di opposizione interno. Invitando la comunità internazionale a prestare maggiore attenzione alle “estese” violazioni dei diritti umani, la donna afferma: “il fatto che vi siano meno persone per la strada, non significa che il movimento si è indebolito”. La critica ha assunto, aggiunge, “forme diverse” come le madri delle vittime che si incontrano, vestite di nero, mostrando le foto dei loro figli. La Nobel sostiene le sanzioni politiche, ma respinge le proposte di ritorsioni economiche o un attacco militare.
 
Un invito a sostenere con più forza “l’Onda Verde” arriva anche da un ex funzionario del Dipartimento operativo della Cia per l’Iran. In un articolo pubblicato dal New York Times, Reuel Marc Gerecht invita l’amministrazione Obama e i Democratici a promuovere l’azione dell’opposizione interna iraniana, perché “il bene che possono fare per il popolo è di gran lunga maggiore del male che deriva dal non fare nulla”. L’ex funzionario definisce “l’Onda Verde” un movimento “più o meno” democratico liberale, sempre più laico nei principi e negli obiettivi politici, radicato nella classe media iraniana e con un vasto seguito nei giovani universitari.