Le banche statali cinesi comprano grandi quantità di dollari, lo yuan perde valore
Piccola altalena dello yuan: il mercato lo fa apprezzare, ma poi le banche cinesi comprano dollari e il renminbi torna indietro. Esperti: solo col tempo si capirà quanto Pechino vuole apprezzare la sua valuta. Intanto la Cina potrà così evitare forti critiche al summit G20 di questa settimana.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Lo yuan si apprezza, ma poi torna indietro anche rispetto a ieri, in quanto diverse banche comprano dollari Usa. Pechino appare intenzionata a consentire solo piccoli aggiustamenti del valore della sua moneta.

Oggi lo yuan è subito andato al cambio di 6,7980 con il dollaro, poco più alto del 6,79 con cui ha chiuso ieri, minimo dal luglio 2005 quando è stato eliminato il cambio rigido e consentita la rivalutazione della moneta. Ma ha perso valore quando alcune banche statali cinesi hanno comprato robuste quantità di dollari, è salito fino a 6,8229 dollari ed ha chiuso a 6,8189.

Esperti osservano che la centrale Banca di Cina (BoC) ha mutato strategia: non impone alla valuta limiti rigidi, ma l’intervento di altre banche di proprietà statale che comprano dollari impedisce che la valuta si apprezzi molto e altera gli effettivi valori di mercato. Nel periodo 2005-08 la BoC era, invece, intervenuta in via diretta per acquistare i dollari e mantenere basso il valore dello yuan. In ogni caso è evidente la volontà di consentire solo un apprezzamento contenuto del renminbi.

Invece è stato consentito un ulteriore apprezzamento dello yuan verso altre valute, soprattutto verso l’euro, che ieri aveva chiuso al cambio di 8,4325 e oggi prima della chiusura era cambiato a 8,3816.

Analisti osservano che l’apparente liberalizzazione del cambio sarà utile a Pechino per diminuire le critiche durante l’imminente incontro dei leader dei G20, che inizia il 26 giugno a Toronto (Canada). Infatti Stati Uniti e altri Paesi occidentali da anni chiedono alla Cina di consentire allo yuan di allinearsi agli effettivi valori di mercato, invece che tenerlo sottostimato. Gli effettivi limiti della liberalizzazione, ovvero la misura di riapprezzamento consentita da Pechino, risulteranno con certezza solo tra qualche tempo, all’esito dell’andamento del mercato.

Pechino potrà così portare avanti nel summit le proprie richieste, anzitutto la riconsiderazione della quote di partecipazione degli Stati al Fondo monetario internazionale, nel quale la Cina e altri Paesi emergenti chiedono più potere.

A conferma che l’euforia per la dichiarata liberalizzazione dello yuan è già esaurita, oggi la gran parte delle borse asiatiche è scesa, dopo il generale aumento di ieri. In sostanziale pareggio Shanghai e Hong Kong, mentre Tokyo ha perso oltre l’1% e anche Seoul e Taipei sono scese di qualche decimo di punto percentuale.