Papa: la carità non può ridursi a filantropia, deve sempre esprimere l’amore provvidente di Dio
Benedetto XVI si è recato stamane al “Centro don Orione” di Roma, ove ha benedetto la statua della Madonna restaurata e ricollocata al suo posto, dopo che un temporale l’aveva abbattuta. La storia di un voto fatto durante la Seconda guerra mondiale.
Roma (AsiaNews) - La carità, per il cristiano, non può essere solo un “gesto filantropico”, ma deve sempre esprimere l’amore di Dio. E’ un concetto che Benedetto XVI ha affermato in più occasione e che oggi ha ribadito nel corso della sua visita al centro “don Orione”, a Roma, per benedire la grande statua di Maria “Salus populi romani”, restaurata e ricollocata sulla sua torre dopo essere crollata il 12 ottobre scorso, in seguito a un violento temporale.
 
L’immagine, che domina la città e che i romani chiamo affettuosamente “la Madonnina”, come oggi ha ricordato il Papa, “è memoria di eventi drammatici e provvidenziali, scritti nella storia e nella coscienza della Città. Infatti, essa fu collocata sul colle di Monte Mario nel 1953, ad adempimento di un voto popolare pronunciato durante la Seconda guerra mondiale, quando le ostilità e le armi facevano temere per le sorti di Roma. Dalle opere romane di Don Orione partì allora l’iniziativa di una raccolta di firme per un voto alla Madonna cui aderirono oltre un milione di cittadini. Il venerabile Pio XII raccolse la devota iniziativa del popolo che si affidava a Maria e il voto fu pronunciato il 4 giugno del 1944, davanti all’immagine della Madonna del Divino Amore. Proprio in quel giorno, si ebbe la pacifica liberazione di Roma”.
 
La statua, alta 9 metri ed eretta sul piedistallo alto 10 metri, ha ricordato il superiore degli orionini, don Flavio Peloso, è opera di uno scultore ebreo, Arrigo Minerbi, che durante la guerra “era stato nascosto e protetto nella nostra Casa, si offerse. Disse: ‘Datemi del rame, e vi farò una statua’. E fu fatta”.
 
L’immagine, inoltre, sorse in un centro che si occupava di assistere “mutilatini e orfani”. “Il programma di san Luigi Orione, ‘Solo la carità salverà il mondo’, ebbe qui - ha detto il Papa - una significativa concretizzazione”. “Don Orione visse in modo lucido e appassionato il compito della Chiesa di vivere l’amore per far entrare nel mondo la luce di Dio (cfr. Deus Caritas est, n. 39). Ha lasciato tale missione ai suoi discepoli come via spirituale e apostolica, convinto che ‘la carità apre gli occhi alla fede e riscalda i cuori d'amore verso Dio’ “.
 
Ma “le opere di carità – ha sottolineato Benedetto XVI, rivolgendosi agli orionini - sia come atti personali e sia come servizi alle persone deboli offerti in grandi istituzioni, non possono mai ridursi a gesto filantropico, ma devono restare sempre tangibile espressione dell’amore provvidente di Dio. Per fare questo - ricorda don Orione - occorre essere ‘impastati della carità soavissima di Nostro Signore’ (Scritti 70, 231) mediante una vita spirituale autentica e santa. Solo così è possibile passare dalle opere della carità alla carità delle opere, perché - aggiunge il vostro Fondatore – ‘anche le opere senza la carità di Dio, che le valorizzi davanti a lui, a nulla valgono’ (Alle PSMC, 19.6.1920, p.141)”.