Papa: senza la verità, la libertà diventa prevaricazione dei potenti
Benedetto XVI all’udienza generale illustra il pensiero di Duns Scoto, secondo il quale in realtà, “la libertà cresce e si perfeziona quando l’uomo si apre a Dio”. Per il teologo definito il “cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolata Concezione”, “l’Incarnazione è l’opera più grande e più bella di tutta la storia della salvezza”, progettata da Dio come “compimento della creazione”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La libertà è “autentica e aiuta alla costruzione di una società umana solo quando è conciliata con la verità” che viene da Dio. “Se sganciata dalla verità, la libertà distrugge l’armonia interna dell’uomo”, “diventa prevaricazione dei potenti”. Della “vera libertà”, che viene dall’ascolto di Dio, Benedetto XVI è tornato a parlare oggi alle novemila persone presenti nell’aula Paolo VI per l’udienza generale, l’ultima prima dell’inizio della permanenza del Papa a Castel Gandolfo, dove resterà dino al 30 settembre.
 
L’argomento della “vera libertà”, particolarmente caro al Papa, è stato affrontato illustrando la figura di un grande pensatore del XIII secolo, Giovanni Duns Scoto, uomo dotato di “intelligenza brillante e portato alla speculazione”, il che gli valse il titolo di “doctor subtilis”.
 
Citandone l’iscrizioine sulla tomba: L’Inghilterra lo accolse, la Francia lo istruì, la Germania ne conserva i resti, in Scozia egli nacque”, Benedetto XVI ja ricordato che Giovanni nacque nel 1266 “probabilmente in un villagio che si chiama proprio Duns”. Avvicinatosi alla spiritualità francescana, nel 1291 fu ordinato sacerdote tra i frati minori. Studiò e insegnò a Parigi, Oxford e Cambridge. Quando era in Francia, ove era tornato nel 1301, allo scoppiare del conflitto tra Filippo il Bello e Bonifacio VIII, si schierò con il Papa e preferì scegliere l’esilio volontario.
 
Questa vicenda “ci fa ricordare quante volte nella storia della Chiesa i cristiani hanno incontrato ostilità e subito persino persecuzione a causa della loro fedelta a Cristo, alla Chiesa e al Papa”. “Tutti noi guardiamo con ammirazione a questi cristiani che ci insegnano a custodire come un bene prezioso la fede in Cristo e la comunione con Pietro”.
 
Tornati buoni i rapporti tra Francia e papato, potè tornare a Parigi, da dove i superiori lo inviano a insegnare a Colonia, dove, dopo appena un anno, muore, nel 1308, a soli 43 anni. “A motivo della fama di santità, il suo culto si diffuse nell’ordine francescano” e nel 1993 Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato, definendolo “cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolata Concezione”.
 
Del pensiero di Duns Scoto, Benedetto XVI ha sottolineato in particolare quanto il teologo sostenne sull’Incarnazione, definendo “del tutto irragionevole” sostenere che “la caduta nel peccato è stata la causa della sua venuta”. “Il figlio di Dio si sarebbe fatto uomo anche se l’umanità non avesse peccato”. Il suo “pensiero sorprendente” è che l’Incarnazione è stata progettata fin dall’eternita dal Padre nel suo piano di amore”. Essa “è il compimeno dellla creazione”. “L’Incarnazione è l’opera più grande e più bella di tutta la storia della salvezza, originata dall’idea di Dio di unire finalmente tutto il creato a se stesso”.
 
“Questa visione teologica fortemente cristocentrica apre a stupore, contemplazione e gratitudine”. E ripetendo le parole su Gesù dette da Paolo VI a Manila, Benedetto XVI ha detto che “è il rivelatore del Dio invisibile, fondamento di ogni cosa, redentore, centro della storia del mondo, colui che ci conosce e ci ama, è il compagno della nostra vita, io non finirei piu di parlare di Lui”.
 
A Duns Scoto si deve poi la formulazione della dottrina sulla Immacolata concezione, che supera l’obiezione per la quale considerare Maria esente dal peccato originale negava di fatto “l’universalità della redenzione compiuta da Cristo, come se Maria non avesse avuto bisogno della redenzione”. Duns Scoto afferma – e l’idea fu affermata da Pio IX nel dogma sull’Immacolata concezione – l’argomento della “redenzione preventiva”. “L’Immacolata concezione è il capolavoro della Redenzione, perche proprio la potenza della sua Redenzione ha fatto sì che Maria fosse completamente esentata dal peccato”.
 
A questo riguardo, il Papa ha sottolineato “un dato importante: teologi di valore come Duns Scoto hanno arricchito con il loro specifico contributo di pensiero ciò che il popolo di Dio credeva e manifestava negli atti di pietà, nelle espressioni dell'arte e, in genere, nel vissuto cristiano” sulla Immacolata concezione, così anche nell’Assunzione. “Quindi il popolo di Dio precede i teologi e ciò grazie al sensus fidei che invita ad abbracciare la fede con l’umiltà del cuore” e “in questo senso il popolo di Dio è magistero”. “Possano sempre i teologi mettersi in ascolto di questa realtà”.
 
Ultimo aspetto del pensiero di Duns Scoto sottolineato da Benedetto XVI è quello del rapporto tra libertà e verità. “Nell’uomo - ha detto - la stessa libertà deve essere liberata dai limiti che le vengono dal peccato”. “La libertà è sempre stata il sogno dell’uomo”, ma “la storia moderna oltre alla nostra esperienza quotidiana, ci insegna che la libertà è autentica, e aiuta alla costruzione di una civiltà veramente umana, solo quando è riconciliata con la verità”. “Se è sganciata dalla verità, la libertà diventa tragicamente principio di distruzione dell'armonia interiore della persona umana, fonte di prevaricazione dei più forti e dei violenti, e causa di sofferenze e di lutti”. In realtà, “la libertà cresce e si perfeziona quando l’uomo si apre a Dio e all’ascolto della rivelazione divina per accoglierla. Allora siamo raggiunti da un messaggio che riempie di luce la nostra vita, e allora siamo veramente liberi”.