La difficile situazione dei lavoratori domestici nel Golfo

Sono asiatici e cristiani: soprusi, mancanza di protezione legale e violenze all'ordine del giorno.


Kuwait City (AsiaNews/Agenzie) – Su 33 milioni di abitanti dei 6 paesi del Golfo ci sono 2 milioni di lavoratori domestici che soffrono ingiustizie e soprusi sul lavoro: maltrattamenti, abusi sessuali, salari non pagati. Nessuna norma di tutela sociale protegge questa categoria professionale che resta in balia del volere dei datori di lavoro, spesso sfruttatori e violenti.

Di recente la situazione dei domestici stranieri è stata monitorata dai ministeri degli Affari sociali e del lavoro degli stati appartenenti al Consiglio per la cooperazione del Golfo (GCC): Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Per far fronte alla mancanza di protezione sociale per i domestici stranieri, gli stati del GCC hanno deciso di istituire un forum per discutere di misure specifiche in loro favore. Solo Kuwait e Bahrein hanno una legislazione per questa categoria sociale, ma anch'essa non ferma gli abusi.

Alla fine del 2003 i lavoratori stranieri dediti ad attività domestiche erano 812mila in Arabia Saudita, 400mila in Kuwait, 30mila in Bahrein, 66mila in Oman, negli Emirati Arabi mentre erano 450mila. Il trend è certamente in crescita: solo in Kuwait sono arrivati nel 2003 circa 50mila stranieri a lavorare presso le famiglie del paese. Interessante il rapporto popolazione/domestici: secondo la ricerca negli Emirati e in Kuwait c'è un domestico ogni 2 abitanti; in Arabia, Oman e Bahrein il rapporto è 1 domestico per ogni famiglia.

La maggioranza dei lavoratori casalinghi - badanti, giardinieri, autisti - provengono da India, Sri Lanka, Bangladesh, Indonesia, Filippine e Pakistan. Il 50% di essi è analfabeta, l'età media è 30 anni, 2/3 di loro sono sposati o divorziati. I cristiani sono il gruppo religioso più numeroso all'interno di questa categoria; seguono musulmani, buddisti e indù.

Meno dell'1% di tutti i domestici che lavorano nel Golfo è di etnia araba; il gruppo di lavoro del GCC ha proposto che sia data priorità all'assunzione di personale arabo, in particolare musulmano, per ovviare a "problemi di linguaggio" e "abbattere barriere religiose" fra domestici e famiglie, in particolari per le baby sitter.

La crescente presenza di badanti straniere è dovuto – afferma la ricerca – al sempre maggior numero di donne arabe che si recano a lavorare fuori casa, ma anche alla cronica mancanza di asili nido e alla facilità di reclutamento del personale domestico straniero, che non gode di nessuna protezione del welfare.