Non si ferma l’epidemia di rabbia nell’isola di Bali
Dal novembre 2008 il male si è diffuso tra gli oltre 600mila cani, causando 78 morti ufficiali, ma le vittime sono molte di più. Mancano i vaccini per gli uomini e una seria prevenzione per i cani.

Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – L’isola di Bali, 3 milioni di abitanti e importante centro turistico mondiale, affronta una grave epidemia di rabbia, che ha causato 78 morti ufficiali negli ultimi due anni, ma si teme che il dato reale sia molto maggiore. Nel tentativo di risolvere il problema alla radice, le autorità locali hanno ucciso circa 200mila cani, un terzo di quelli dell’isola, senza dapprima svolgere una vaccinazione di massa come consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

I cani sono numerosi a Bali, i randagi sono abituati a convivere con gli essere umani senza problemi e si aggirano liberi per strade e anche nei mercati, ricevono cibo da ristoranti e persone. Non c’erano stati casi di rabbia fino al novembre 2008, molti pensano che sia stata portata da un cane infetto venuto da un’isola vicina. Ora l’isola ha ancora difficoltà ad affrontare la malattia. Mancano anzitutto i vaccini, gli ospedali ne hanno dotazioni limitate, le farmacie ne hanno di più ma sono troppo costosi per molti residenti. Peraltro la popolazione ha difficoltà a diffidare dei cani, compagni costanti: nella tradizionale fede di Bali, si ritiene che i cani portino le persone in paradiso.

Janice Girardi, dirigente dell’associazione no-profit Bali Animal Welfare, che ha vaccinato oltre 45mila cani, dipinge un quadro drammatico e dice che molte persone che sono state morse “vanno all’ospedale e tornano via perché lì non hanno il vaccino. Allora vanno a casa e muoiono”, in genere perché sottovalutano la malattia.

Alcuni Stati esteri, come Australia e Stati Uniti, consigliano la vaccinazione antirabbica a chi va nell’isola. Alcuni turisti sono stati morsi da cani, ma nessuno è morto. Se si interviene subito dopo il morso, che ha introdotto nel corpo la saliva infetta dell’animale, è abbastanza facile curare l’infezione. Ma se insorgono i sintomi, la cura è spesso inutile. Il morbo incuba da poche settimane a mesi e mostra all’inizio sintomi poco allarmanti come quelli di un’influenza: febbre, emicrania, spossatezza, ma si aggravano presto in stati d’ansia, difficoltà a respirare, fino alla paralisi e al coma.

Il dottor Henry Wilde spiega che non sarebbe impossibile frenare l’epidemia: i cani sono stanziali nel loro territorio, basta vaccinare l’intero villaggio per creare una solida barriera al contagio.

Un altro problema è che le autorità vogliono dare la minima propaganda all’epidemia, per timore di perdere i turisti, già diminuiti dopo gli attentati esplosivi del 2002 e del 2005.

Secondo l’Oms, nel mondo la rabbia uccide 55mila persone l’anno, soprattutto bambini, il 60% delle vittime sono in Asia per morsi di cane.