Dietro i massacri dell’Orissa, gli interessi economici delle alte caste indù
di Santosh Digal
A due anni dai pogrom anti-cristiani, iniziati il 24 agosto 2008 nel distretto di Kandhamal (Orissa), i superstiti delle violenze sono ancora in pericolo e chiedono giustizia. Arcivescovo di Cuttack Bhubaneswar, attacca gli uomini d’affari delle alte caste indù. Essi si sarebbero serviti dei massacri per mantenere il potere economico nella regione, impedendo alla Chiesa l’emancipazione di Dalit e tribali convertiti al cristianesimo.

Bhubaneswar (AsiaNews) – Chiedono giustizia i cristiani dell’Orissa. A due anni dai massacri iniziati il 24 agosto 2008 nel distretto di Kandhamal, i superstiti delle violenze sono ancora in pericolo e più di 15mila persone, in maggioranza Dalit convertiti al cristianesimo, non possono ritornare nei loro villaggi  a meno di convertirsi all'induismo. Su 3.300 denunce presentate dalle vittime alla polizia locale, solo 831 sono state accolte. Di queste la maggioranza è stata archiviata. A tutt’oggi solo 193 casi sono stati trattati con un processo diretto. Su 794 estremisti indù arrestati la polizia ne ha rilasciate 653, mentre i criminali condannati all’ergastolo sono 7.  Per dare voce a chi a subito o è stato testimone di violenze, è attivo in questi giorni a New Delhi il Tribunale nazionale del popolo (National People’s Tribunal). L’iniziativa è stata organizzata dal National Solidarity Forum (Nsf) per ascoltare le testimonianze delle vittime, a cui è stato impedito, con minacce e pressioni, di presentare i loro casi davanti al tribunale locale del distretto di Kandhamal.        

AsiaNews ha chiesto a mons. Rapahel Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar (Orissa) da anni impegnato nell’emancipazione dei fuori casta, cosa si cela, secondo lui, dietro i massacri e come la Chiesa sta operando in questa situazione.    

Eccellenza, quali sono state, secondo lei, le reali cause delle violenze avvenute a Kandhamal nel 2008?

La Chiesa dell’Orissa e i missionari cristiani lavorano da sempre per l’emancipazione dei Dalit e dei tribali. Oggi essi vivono una condizione migliore che in passato, grazie ai programmi di educazione realizzati dalla Chiesa che li hanno resi consapevoli dei loro diritti. Ma i nazionalisti indù e i loro alleati non tollerano questa situazione ed è per questo che vogliono sbarazzarsi dei cristiani.

Cosa pensa del Movimento di liberazione dei Dalit cristiani promosso dalla Chiesa e dai missionari cristiani?

Non c’è dubbio che sia un’iniziativa utile. Fuori casta e tribali non godono degli stessi privilegi delle caste più alte. Sono discriminati su tutti i fronti. Da secoli vivono in una condizione di schiavitù e di rado possiedono i terreni in cui lavorano. Hanno redditi bassi che non gli permettono di essere indipendenti sul piano economico. Tutti i tentativi volti a migliorare la loro condizione sono sempre stati ostacolati.

Come vede in questa situazione il servizio fatto dai cristiani?

Qualsiasi iniziativa o servizio compiuto da un cristiano si basa sull’insegnamento di Gesù, che dice “ama Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua forza e ama il prossimo tuo come te stesso”. Se Madre Teresa ha fatto qualcosa per l’umanità è perché ha seguito questo principio base. Gesù ha identificato se stesso con i poveri, quando ha detto: “Ero affamato e mi avete dato da mangiare, ero assetato e mi avete dato da bere, ero ignudo e mi avete vestito, tutte le volte che avete fatto questo a uno dei miei fratelli più piccoli l'avete fatto a me”.

Secondo lei, cosa devono fare Chiesa e missionari?

Devono mettere in atto gli insegnamenti di Gesù, seguendo il sentiero che li guida ad aiutare i più poveri tra i poveri. Dalit e tribali, rientrano a pieno in questa categoria. Chiesa e missionari devono fare del loro meglio per migliorare le loro condizioni, attraverso l’educazione, la costruzione di ospedali, aiuto spirituale ed economico. Cristo ha fatto la stessa cosa. Ha curato i malati, ha sfamato i poveri, dando loro pace e gioia, ha perdonato i peccatori. E quale è stato il risultato? In migliaia lo hanno seguito. Allo stesso modo ci sono stati risultati in questi anni nella lotta per l’emancipazione dei fuori casta. Molti di loro hanno avuto accesso ai servizi, guadagnando rispetto nella società, come ad esempio l’ex presidente K.R. Narayan. Ma molto deve essere ancora fatto e i fuori casta si battono per ottenere i loro diritti in quanto cittadini indiani, così come è garantito dalla costituzione indiana.  La Chiesa ha fatto molto per diffondere queste condizioni. Quindi se i fuori casta cristiani sono attaccati e perseguitati, non è per la loro conversione, ma perché il cristianesimo li ha liberati da secoli di schiavitù.

Un altro aspetto affrontato dal movimento di liberazione di fuori casta e tribali cristiani è quello dell’autosufficienza economica. Questo è sicuramente una minaccia al secolare dominio finanziario delle caste più alte sui Dalit. È per questo che durante le violenze avvenute nel ditretto di Kandhamal gli estremisti indù hanno dato alle fiamme tutti i 126 negozi gestiti da cristiani.

Quali sono gli uomini d’affari nel distretto di Kandhamal?

Essi non sono originari di Kandhmal: provengono da Cuttack, Bhubaneswar, Ganjam e altre parti dell’Orissa e appartengono soprattutto alle caste Brahamina, Bania e Oriya. Questi occupano le terre di nascosto, oppure sfruttano la miseria della popolazione. Gli uomini di affari mirano a ottenere il monopolio del mercato, esercitando una sorta di controllo mafioso. Sono loro che hanno organizzato le violenze, utilizzando la gente comune come macchine per uccidere, per portare avanti i loro interessi. Quindi, sono questi uomini i veri criminali. Essi  influenzano con il loro potere le amministrazioni locali e durante gli scontri del 2008 hanno fornito cherosene, acido, armi, droga e alcool agli estremisti. Bisogna mettere questa gente dietro le sbarre, solo così le vittime avranno veramente giustizia. Il principale errore dei cristiani è stato quello di combatterli solo negli ultimi anni, occorre punirli ora, altrimenti i secolari problemi dell’India non verranno mai risolti. La storia è il solo testimone della nuda e tragica realtà.