Altri milioni di sfollati nel Sindh. L’esercito conferma l’uccisione dei volontari
di Fareed Khan
Stamane il fiume Indo ha rotto gli argini vicino a Thatta. Si prevedono ancora due settimane di pioggia. Onu: “Le alluvioni superano i nostri sforzi”. I tre volontari stranieri rapiti ed uccisi. Feriti altri accompagnatori. I talebani vogliono trovare aiuti e distribuirli alla popolazione per guadagnarsi il loro consenso.
Islamabad (AsiaNews) – Questa mattina nel sud, il fiume Indo ha fatto una nuova breccia negli argini, costringendo all’evacuazione altre 300 mila persone della città di Thatta. Nelle ultime 48 ore almeno un milione di persone sono sfollate dalle loro case, facendo giungere il loro numero ad almeno 21,8 milioni in tutto il Paese.
 
Intanto la notizia circolata ieri secondo cui tre volontari stranieri di una ong nello Swat, sarebbero morti in un attacco dei talebani ad alcuni villaggi, è stata confermata e precisata ad AsiaNews da fonti militari.
 
Le piogge monsoniche hanno colpito il Pakistan per quasi un mese, con una forza mai vista in 80 anni. Le previsioni dicono che pioverà ancora per settimane. Nel nord l’acqua sta ritirandosi, mostrando i disastri avvenuti: strade inesistenti, ponti e case distrutti, campi dilavati, milioni di persone bisognose di cibo, acqua, riparo. Il portavoce dell’Onu, Maurizio Giuliano, confessa che “le alluvioni superano i nostri sforzi. Le piogge durano da circa un mese e non sappiamo quando ne vedremo la fine, mentre il disastro continua a crescere”.
 
Le acque che ingrossandosi scendono verso il Golfo arabico, hanno messo in ginocchio la provincia del Sindh. Almeno 19 distretti su 23 sono sott’acqua e la piena durerà ancora per due settimane.
 
L’esercito e la marina sono impegnati giorno e notte ad evacuare persone verso luoghi asciutti, a distribuire aiuti, a ricostruire ponti di emergenza.
 
Fonti dell’esercito hanno confermato ad AsiaNews l’uccisione di tre volontari stranieri nello Swat (nord-ovest, ai confini con l’Afghanistan) da parte dei talebani, fornendo i dettagli. Per ragioni di sicurezza – e in accordo con l’organizzazione umanitaria di cui essi facevano parte – le fonti non comunicano né il nome dell’organizzazione, né il nome degli uccisi.
 
Atif-ur-Rehman, responsabile coordinatore del distretto di Swat, ha confermato ad AsiaNews che “I tre volontari stranieri lavoravano a Mingora e nelle aree vicine. Il 23 agosto essi stavano tornando alla loro base, verso le 5.35 del pomeriggio quando un gruppo di talebani hanno attaccato il loro pullmino, ferendo 5 o 6 persone e rapendo i tre stranieri”.
 
I corpi dei tre volontari uccisi sono stati ricuperati solo al mattino del 25 agosto. Secondo altre fonti, due di loro sono stati uccisi il 24 sera; l’altro l’indomani verso le 6 del mattino.
L’esercito ha frenato la diffusione della notizia “per evitare di diffondere il panico fra le altre organizzazioni di volontariato.
 
Nella valle dello Swat, i talebani dominano alcune aree fin dal 2008. Dal 2009 l’esercito ha varato una radicale offensiva per ricacciarli in Afghanistan.
 
Nei giorni scorsi i talebani hanno minacciato violenze contro le organizzazioni umanitarie straniere presenti in Pakistan. A causa di questo, l’esercito lavora a stretto contatto con le ong straniere e ha aumentato la vigilanza e la sicurezza per loro. Corpi speciali di ranger sono stati dispiegati nello Swat e in aree che potrebbero essere un obbiettivo dei radicali islamici.
 
La lotta dei talebani contro le ong straniere non sembra avere motivi “religiosi” o di jihad: essi vorrebbero incamerare una parte degli aiuti  per accrescere la loro influenza fra la popolazione. Atif-ur-Rehman conferma questa lettura: “Anche i talebani – dice ad AsiaNews – cercano di sostenere gli alluvionati. Molte organizzazioni islamiche bandite dal Paese hanno organizzato dei campi di rifugio nel sud Punjab e hanno bisogno di distribuire aiuti alle vittime. Mostrandosi vicini agli sfollati e ai colpiti essi cercano di conquistare il loro sostegno”.