I primi cento anni di Madre Teresa, luce dell’amore di Dio per il mondo
di Nirmala Carvalho
Alla vigilia della festa della Beata, AsianNews ha intervistato mons. Henry D’Souza arcivescovo emerito di Calcutta, per oltre 35 anni a fianco della religiosa e dal 1997 postulatore della causa di canonizzazione di Madre Teresa.

Calcutta (AsiaNews) - Alla vigilia della festa della beata Madre Teresa, ricordata con numerose iniziative sia ecclesiali che statali, AsiaNews ha raccolto la testimonianza di mons. Henry D’Souza arcivescovo emerito di Calcutta, per oltre 35 anni a fianco della religiosa e dal 1997 postulatore della causa di canonizzazione di Madre Teresa.

Eccellenza, quando è entrato per la prima volta in contatto con Madre Teresa e cosa l’ha colpita di questo incontro?

Ho visto come Madre Teresa serviva la gente negli ospedali, durante la guerra indo-pakistana per l’indipendenza del Bangladesh nel 1971. In questo periodo c’è un episodio che mi ha profondamente toccato e che considero come il primo vero incontro con Madre Teresa.

A quel tempo ero vicario della diocesi e mi occupavo della gestione della Caritas locale e il governo ci aveva chiesto di aprire un ospedale per i profughi del Bangladesh che affollavano le strade di Calcutta.

Quando sono andato in ospedale per controllare come andava il lavoro, vedevo che le religiose si prendevano cura dei pazienti solo fino alle due del pomeriggio per poi fare ritorno al loro convento. Io ero scontento di questa cosa, così ho chiesto a Madre Teresa perché non consentiva alle sue consorelle di stare in ospedale tutto il giorno. In modo molto spontaneo lei mi rispose: “Noi non siamo operatrici sociali. Io chiedo alle mie consorelle di tornare a casa e pregare davanti al Santissimo Sacramento per trovare Gesù nei loro cuori e vederlo nelle persone a cui prestano servizio. Se loro stessero tutto il giorno in ospedale non troverebbero mai Gesù nelle persone che curano”. Questa risposta ha dato un nuovo significato alla mia vocazione e oggi è alla base della mia vita spirituale.

Lei ha detto una volta che Madre Teresa aveva scritto in una lettera “con me il sole risplende nelle tenebre”. Cosa significa secondo lei questa affermazione?  

La luce che brilla nelle tenebre si riferisce alla luce mistica e spirituale che risplende in ogni circostanza drammatica della vita. Madre Teresa aveva la grazia di portare la luce nell’oscurità spirituale della gente. Alcuni giorni fa, una missionaria della carità, mi ha mostrato diverse testimonianze di miracoli spirituali avvenuti in questi anni. Queste “guarigioni” non sono fisiche e non servono per la sua canonizzazione, ma raccontano di persone che in un momento di disperazione e buio hanno ritrovato la fede e la gioia in modo inaspettato grazie all’intercessione di Madre Teresa.

Una di queste racconta di un testimone di Geova che stanco della sua religione decide di abbandonare la sua comunità, ma una volta fatta la scelta si sente vuoto e non sa come riempire il suo spirito. Lui guardava ai cattolici con disgusto, ma un giorno si sveglia e decide di cercare su internet la vita di Madre Teresa. Su un sito legge la testimonianza di vita della religiosa, il suo amore per Gesù e il suo atteggiamento disinteressato nei confronti di tutti. Pensando a qualcuno di così buono si sente preso da un brivido e così stampa una foto di Madre Teresa che tiene in braccio un bambino. Mentre guarda l’immagine sente una voce che gli dice: “Ama Gesù, non negargli il tuo amore, lui ne ha bisogno”. Queste parole lo spingono a convertirsi al cattolicesimo. Nella lettera l’uomo scrive: “Ora ho Gesù, ho qualcosa che non ho mai avuto prima e sento vicino a me la presenza di Madre Teresa, so che lei è al mio fianco”.

Madre Teresa ha diffuso la luce della speranza là dove c'era disperazione, dove c'era la frustrazione, placando le paure delle persone. Lei era l'incarnazione dell'Amore di Gesù, che è sempre presente nella sofferenza, nel dolore, nella tristezza, nell’angoscia, nella gioia. Madre Teresa trasmetteva questo amore a chi stava intorno a lei, dando un significato nuovo alle circostanze più avverse. La vera Missio ad gentes è quella di diffondere la luce del Vangelo attraverso la propria vita, per essere, come diceva sempre Madre Teresa, “Luce dell’amore di Dio per il mondo”. 

Sebbene di origine macedone, Madre Teresa è sempre stata identificata con l’India. Cosa ha significato per la religiosa la cultura di questo Paese?

Quando Madre Teresa ha ricevuto quella che lei stessa ha definito “la chiamata nella chiamata” si è immersa subito all’interno della cultura delle persone che aveva di fronte. Quando ha lasciato il convento delle suore di Loreto, ha abbandonato anche l’abito tradizionale e il velo, per indossare il sari bianco bordato di blu utilizzato dalle ayah, le donne che a Calcutta puliscono le strade e ha iniziato a girare per i sobborghi della città. Lei vagava per le strade incontrando gli ultimi ed è entrata in contatto diretto con la cultura del nostro Paese, come un’indiana tra gli indiani. E’ in questo viaggio fisico nei quartieri poveri di Calcutta, che Madre Teresa ha visto il valore e le qualità dei poveri, che spesso rimangono inosservate. Lei ha scoperto la gioia degli ultimi, la loro generosità e nobiltà nei rapporti e ha condiviso questi valori con le sue consorelle, che hanno ritrovato nei poveri le parole del Vangelo.