Papa: bisogna studiare, ma essere vigilanti sulle nuove possibilità della biotecnologia
Benedetto XVI torna a mettere in guardia contro i rischi di una cultura che non rispetta sempre l’essere umano e ne mette in discussione il diritto alla vita. Se si perde la fede nel Dio “personale” della Bibbia, l’uomo perde la sua forza morale e spirituale e l’agire sociale viene dominato sempre di più dall’interesse privato o dal calcolo del potere.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Abbiamo il dovere di studiare diligentemente” fin dove le nuove possibilità della biotecnologia e della medicina “possono fungere d’aiuto per l’uomo e dove invece si tratta di manipolazione dell’uomo”. Benedetto XVI è tornato oggi così a invitare ad “essere vigilanti” contro i rischi di una cultura che non rispetta più la vita umana, specialmente quella più debole. “Quando una volta si incomincia a distinguere – e spesso ciò accade già nel seno materno – tra vita degna e indegna di vivere, non sarà risparmiata nessun altra fase della vita, ancor meno l’anzianità e l’infermità”.
 
Occasione del nuovo intervento del Papa su un tema a lui particolarmente caro è stata l’udienza a Walter Jürgen Schmid, ambasciatore di Germania, in occasione della presentazione delle Credenziali.
 
Benedetto XVI ha evidenziato che oggi “molti uomini mostrano per lo più un’inclinazione verso concezioni religiose più permissive anche per se stessi. Al posto del Dio personale del cristianesimo, che si rivela nella Bibbia, subentra un essere supremo, misterioso e indeterminato, che ha solo una vaga relazione con la vita personale dell’essere umano”.
 
“Tali concezioni – ha proseguito - animano sempre di più la discussione all’interno della società, soprattutto circa l’ambito della giustizia e della legislazione. Se però uno abbandona la fede verso un Dio personale, sorge l’alternativa di un "dio" che non conosce, non sente e non parla. E, più che mai, non ha un volere. Se Dio non ha una propria volontà, il bene e il male alla fine non sono più distinguibili; il bene e il male non sono più in contraddizione fra di loro, ma sono in opposizione in cui l’uno sarebbe complementare all’altro. L’uomo perde così la sua forza morale e spirituale, necessaria per uno sviluppo complessivo della persona. L’agire sociale viene dominato sempre di più dall’interesse privato o dal calcolo del potere, a danno della società. Se invece Dio è una Persona – e l’ordine creaturale, come pure la presenza di tanti cristiani convinti nella società ne è un indizio – ne consegue che un ordine di valori è legittimato”.
 
La Chiesa, poi, vede “con preoccupazione, il crescente tentativo di eliminare il concetto cristiano di matrimonio e famiglia dalla coscienza della società. Il matrimonio si manifesta come unione duratura d’amore tra un uomo e una donna, che è sempre tesa anche alla trasmissione della vita umana. Una sua condizione è la disposizione dei partner a rapportarsi l’uno con l’altro per sempre. Per questo è necessaria una certa maturità della persona e un fondamentale atteggiamento esistenziale e sociale: una ‘cultura della persona’ come ha detto una volta il mio predecessore Giovanni Paolo II. L’esistenza di questa cultura della persona dipende anche da sviluppi sociali. Può verificarsi che in una società la cultura della persona si abbassi; non di rado questo deriva paradossalmente dalla crescita dello standard di vita. Nella preparazione e nell’accompagnamento dei coniugi occorre creare le condizioni di base per sollevare e sviluppare tale cultura. Contemporaneamente dobbiamo essere consapevoli che il buon esito dei matrimoni dipende da tutti noi e dalla cultura personale di ogni singolo cittadino. In questo senso, la Chiesa non può approvare delle iniziative legislative che implichino una rivalutazione di modelli alternativi della vita di coppia e della famiglia. Esse contribuiscono all’indebolimento dei principi del diritto naturale e così alla relativizzazione di tutta la legislazione e anche alla confusione circa i valori nella società”.
 
È, infine “un principio della fede cristiana, ancorato al diritto naturale, che la persona umana vada protetta proprio nella situazione di debolezza. L’essere umano ha sempre la priorità rispetto ad altri scopi. Le nuove possibilità della biotecnologia e della medicina ci mettono spesso in situazioni difficili che rassomigliano a un camminare sulla punta della cresta. Noi abbiamo il dovere di studiare diligentemente fin dove questi metodi possono fungere d’aiuto per l’uomo e dove invece si tratta di manipolazione dell’uomo, di violazione della sua integrità e dignità. Non possiamo rifiutare questi sviluppi, ma dobbiamo essere molto vigilanti. Quando una volta si incomincia a distinguere – e spesso ciò accade già nel seno materno – tra vita degna e indegna di vivere, non sarà risparmiata nessun altra fase della vita, ancor meno l’anzianità e l’infermità”.