Jakarta rivedrà le leggi sulla libertà religiosa per garantire i diritti dei cristiani
di Mathias Hariyadi
Le autorità annunciano modifiche ai controversi decreti ministeriali n° 8 del 2006 e n° 9 del 2009. La decisione segue le proteste delle minoranze, dopo gli ultimi episodi di violenze contro la comunità cristiana. Il governatore di West Java promette un luogo di culto “permanente” ai fedeli della chiesa HKBP.

Jakarta (AsiaNews) – Le autorità indonesiane rivedranno le leggi che regolano la libertà religiosa nel Paese; in particolare, verranno ripresi in esame i controversi decreti ministeriali congiunti n° 8 del 2006 e n° 9 del 2009. È quanto ha confermato ieri Djoko Suyanto, Ministro per gli affari legali, politici e della sicurezza, al termine di una giornata in cui si sono ripetute manifestazioni di protesta e fiaccolate contro i recenti episodi di violenze anticristiane.

Il governo, spiega il ministro, intende “riprendere” l’attuale decreto, che delega le autorità delle singole reggenze a decidere in merito alla costruzione di luoghi di culto. La norma ha creato problemi e discriminazioni verso i cristiani, le cui comunità ottengono con crescente difficoltà i permessi di edificare. Per i musulmani, invece, non risultano ostacoli di sorta per la costruzione di moschee. Questo perché l’applicazione della legge e il rilascio del permesso di costruzione resta nelle mani delle “autorità locali” che, in molti casi, sono legate alla frangia fondamentalista islamica.
 
Il dibattito sulla libertà religiosa in Indonesia ha ripreso vigore all’indomani dei recenti episodi di violenze contro i cristiani. Il 12 settembre scorso un gruppo di ignoti ha attaccato il pastore Afian Sihombing, che guida la comunità cristiana della reggenza di Pondonk Bekasi est. Nell’attacco è stata ferita anche Luspida Simanjutak, che insieme al pastore guida la Huria Batak Kristen Protestant: ha riportato tagli alla faccia, alla testa e alla schiena.
 
Ieri sera a Jakarta centinaia di attivisti per i diritti umani hanno promosso una fiaccolata, alla quale hanno partecipato in modo spontaneo migliaia di persone. Inavah Wahid, figlia dell’ex presidente indonesiano, ha sottolineato che “siamo tutti un’unica nazione e dobbiamo lottare con forza per l’unità”. I fatti di violenze, aggiunge la donna, mostrano che “la situazione peggiora” e “lo Stato sembra disarmato e incapace di affrontare i suoi compiti”.       
 
Per stemperare la tensione che monta in diversi ambienti della società civile Ahmad Heryawan, governatore di West Java, ha dichiarato che i fedeli della chiesa protestante HKBP potranno usufruire di una destinazione “permanente” per le attività di culto. I dettagli vengono illustrati dal sindaco di Bekasi, Mochtar Muhammad, secondo cui sono a disposizione due alternative: la prima di 2500 m2, di proprietà dell’amministrazione locale; la seconda di 2mila m2, appartenente a una compagnia privata. In questo modo, promette il sindaco, “la sicurezza è garantita”.