Accademia delle scienze sociali di Pechino: ripensare la politica religiosa verso i cattolici
Troppa intromissione dell’Associazione patriottica nel Consiglio dei vescovi. Timori per le critiche che possono venire al prossimo raduno dell’Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi. L’organismo è il vertice della guida della Chiesa, ma è bollato dal papa come inconciliabile con la dottrina cattolica.
Pechino (AsiaNews/Eglises d’Asie) – Una ricercatrice dell’Accademia delle scienze sociali consiglia al governo un ripensamento della sua politica religiosa verso i cattolici. Essa ha criticato l’attuale ruolo dell’Associazione patriottica e del Consiglio dei vescovi cinesi, esprimendo dubbi anche sull’Associazione dei rappresentanti cattolici cinesi, l’organismo al vertice delle scelte per la Chiesa cattolica ufficiale in Cina.
 
Nel Rapporto annuale sulle religioni in Cina, reso pubblico a metà settembre, Wang Meixiu, membro dell’Istituto per lo studio delle religioni – una branca dell’Accademia delle scienze sociali – e osservatrice della Chiesa cattolica in Cina, fa notare che i cattolici cinesi negli ultimi anni hanno accresciuto i rapporti con la Chiesa universale. Questo fa emergere il caso unico della Cina dove esistono organismi quali l’Assemblea dei rappresentanti cattolici (le cui scelte “democratiche” sono subite dai vescovi ufficiali); o il controllo dell’Associazione patriottica (Ap) sul Consiglio dei vescovi (una specie di conferenza episcopale dei prelati ufficiali, non riconosciuta dalla Santa Sede).
 
Wang Meixiu suggerisce di distinguere i campi e l’impegno di questi due organismi: al Consiglio dei vescovi lasciare la guida della Chiesa; all’Associazione patriottica il compito di fungere da “ponte” fra la Chiesa e lo Stato. Attualmente l’Ap – con i suoi segretari spesso atei - controlla ogni aspetto della vita della Chiesa: vocazioni, nomine dei vescovi, economia. La ricercatrice si augura che dalla distinzione fra i due organismi possa venire una migliore messa in opera della politica religiosa del governo.
 
Riguardo all’Assemblea dei rappresentanti cattolici, Wang Meixiu confessa che essa – pur considerata il vertice della guida della Chiesa ufficiale – non riesce a radunarsi dal 2004.
 
Il prossimo raduno dovrebbe votare il nuovo presidente dell’Ap e il presidente del Consiglio dei vescovi. Le due cariche sono vacanti da anni: il vescovo patriottico Michele Fu Tieshan, eletto presidente dell’Ap nel ’98, è morto nel 2007; mons. Giuseppe Liu Yuanren, vescovo patriottico di Nanchino, eletto presidente del Consiglio dei vescovi nel 2004, è morto nel 2005.
 
Ma in tutti questi anni, il raduno è stato sempre “rimandato”: nel 2008 per il terremoto e le Olimpiadi; nel 2009 per i 60 anni della Repubblica popolare; nel 2010 per l’Expo di Shanghai. Wang Meixiu suppone che l’Assemblea sarà convocata dopo l’Expo (alla fine di ottobre) per evitare che il governo subisca “critiche”.
 
Tali “critiche” provengono da diverse parti. L’Ap vorrebbe che all’Assemblea si voti come presidente il vescovo illegittimo Ma Yinglin (v. foto): il che rende difficile la partecipazione dei vescovi ufficiali riconosciuti dal Vaticano. In più,  nel marzo scorso, la Commissione vaticana per la Chiesa in Cina ha diffuso un comunicato in cui si chiede ai vescovi legati al pontefice di evitare “di porre gesti (quali, ad esempio, celebrazioni sacramentali, ordinazioni episcopali, partecipazione a riunioni) che contraddicono la comunione con il Papa”.
 
Sopra a tutto, poi, vi è la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi che ritiene l’Assemblea dei rappresentanti cattolici e gli statuti dell’Ap come inconciliabili con l’insegnamento della dottrina cattolica.
 
Il Rapporto annuale sulle religioni, preparato dall’Accademia delle scienze sociali, offre solo dei suggerimenti al governo, che si ritiene libero di seguirli oppure no.