Dissidente di Tiananmen "impazzito" per le torture nel carcere

E' l'uomo che ha imbrattato con della vernice il ritratto di Mao Zedong.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – Un dissidente imprigionato nelle carceri cinesi è "impazzito" per le torture subite. Lo afferma un amico del detenuto alla radio Free Asia dopo aver abbandonato la Cina.

Yu Dongyue, questo il nome del prigioniero, era stato arrestato durante la rivolta di piazza Tiananmen e condannato al carcere a vita con l'accusa di fare "propaganda controrivoluzionaria". L'uomo, ex direttore di un giornale, si è reso protagonista di un gesto clamoroso: aveva deturpato con della vernice un ritratto del leader comunista Mao Zedong durante i giorni della protesta.

Nel 2001 Lu Decheng, compagno del dissidente imprigionato e anch'egli rinchiuso per 16 anni nel carcere cinese, va a trovare Yu nel carcere numero 1 dell'Hunan: "Era irriconoscibile – afferma Lu Decheng, fuggito dal paese dopo un viaggio avventuroso durato 3 mesi -  perché il carcere lo aveva trasformato: lo sguardo era perso nel vuoto e continuava a ripetere una litania, come se recitasse un mantra. Non era in grado di riconoscere nessuno di noi".

"Aveva una grossa cicatrice sul lato destro del suo volto" prosegue nel racconto l'ex dissidente. "Ho chiesto alla madre se Yu si fosse ferito in passato, ma la madre ha negato dicendo che non aveva mai subito traumi".

Un altro carcerato afferma che, durante la prigionia, Yu Dongyue è stato legato ad un palo della corrente nel cortile del carcere e abbandonato al sole e al caldo soffocante per diversi giorni. "Dopo aver subito questo trattamento, lo hanno sbattuto in isolamento per due anni: lo shock e i traumi subiti lo hanno ridotto in questo stato" conclude Lu e denuncia: "Lo hanno torturato fino al punto di farlo impazzire".

I responsabili del carcere dell'Hunan non hanno voluto rilasciare dichiarazioni sull'argomento.

Yu Dongyue, Lu Decheng e Yu Zhijian, originari della provincia dell'Hunan, erano compagni di scuola; essi erano attivisti del movimento per la democrazia e nel maggio del 1989 si sono trasferiti a Pechino per unirsi alle centinaia di migliaia di dimostranti riuniti in piazza Tiananmen.

Le autorità hanno abbattuto la casa di Lu Decheng, gli hanno confiscato il minibus e hanno costretto la moglie a divorziare, privandolo di qualsiasi mezzo di sussistenza. Le intrusioni nella vita privata (controllo delle mail, del telefono e sorveglianza continua) sono diventate una costante della sua vita. Parlando da una località sconosciuta, Lu afferma di essere scappato "per poter essere libero di raccontare la storia del suo compagno e dei maltrattamenti che ha subito in prigione". Egli ha mantenuto segreti i dettagli della fuga.