Cattolici indiani digiunano per il Sinodo e la libertà religiosa in Arabia Saudita
di Nirmala Carvalho
Il gesto è guidato da p. George Joshua, sacerdote indiano impegnato per la libertà religiosa dei cattolici di origine indiana residenti in Arabia Saudita. Ad AsiaNews, egli racconta le sofferenze e i soprusi subite dal milione di cristiani nel Paese musulmano, dove è proibita qualsiasi religione diversa da quella islamica.

Mumbai (AsiaNews) – Oltre 700 cristiani indiani del Christ Army for Saudi Arabia (Casa) fanno digiuno e pregano per la buona riuscita del Sinodo delle Chiese del Medio Oriente e per la libertà religiosa nel regno Saudita. A guidarli è p. George Joshua, sacerdote indiano di rito malankarico e fondatore del Casa, da anni impegnato nel sostegno spirituale ai lavoratori migranti cattolici di origine indiana residenti in Arabia Saudita.

A causa di questa sua attività nel 2006 il sacerdote ha passato quattro giorni nelle carceri saudite per aver celebrato la messa di Pasqua in una casa privata ed è stato espulso dal Paese.  Nel 2007 p. Joshua ha fondato a Trivandarum (Kerala) il Casa, movimento cattolico diffuso in tutto il Kerala, che attraverso incontri di preghiera nelle parrocchie tiene viva l’attenzione sulla condizione dei cristiani in Arabia Saudita.     

P. Joshua afferma: “Nel regno saudita non c’è libertà religiosa ed è proibita qualsiasi attività pastorale a favore del milione di cristiani che risiedono nel Paese, di cui un terzo sono di origine indiana. In questi mesi noi del Casa abbiamo pregato per il Sinodo affinché i cattolici che vivono in Arabia Saudita possano avere in futuro la libertà religiosa”.

Il sacerdote sottolinea che a nessun prete è permesso entrare nel regno per celebrare messa e qualsiasi attività deve essere fatta in segreto, con il costante rischio di controlli da parte della Muttawa, la polizia religiosa saudita. “Proprio in questi giorni – racconta - la polizia religiosa ha arrestato un sacerdote francese per aver celebrato la messa in varie comunità e lo ha rilasciato solo dopo ore di interrogatorio”.

Il prete dice che i cristiani  scoperti a pregare insieme vengono subito arrestati, imprigionati ed espulsi. “I cattolici – afferma – possono pregare solo in casa propria non è consentito pregare insieme neanche tra parenti o amici”. “A partire dal 1995 – continua – si sono formati alcuni movimenti religiosi, dove i laici pregano e leggono la Bibbia di nascosto. Oltre al servizio di preghiera alcuni riescono anche a insegnare a domicilio il catechismo per i bambini”. 

P. Joshua dice che al momento l’unico prete di origine indiana presente in Arabia Saudita è un certo p. John, che si prende cura, sempre in segreto delle comunità cattoliche di lingua inglese e malay.