Forse una trappola di Pechino il viaggio del card. Zen a Shanghai
di Card. Joseph Zen Zekiun, sdb
Secondo alcuni commenti sulla sua visita a Shanghai, il porporato avrebbe consigliato al vescovo locale di partecipare all’assemblea dei rappresentanti cattolici, un organismo che il papa giudica “inconciliabile con la fede cattolica”. La risposta del cardinale.
Hong Kong (AsiaNews) – Nei giorni 11-12 ottobre scorsi, il card. Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, ha potuto visitare la città di Shanghai dopo 6 anni. Durante la sua visita – tutta sotto controllo – ha potuto anche incontrare mons. Jin Luxian e Xing Wenzhi, ordinario e ausiliare della città. Pur nei limiti del controllo, il porporato era felice dell’opportunità della visita.
 
Ma nei giorni scorsi sul sito www.chinacath.org sono apparsi alcuni commenti a questa visita, fra i quali spicca quello di un certo “Yi Feng” il quale, a commento dell’articolo sulla visita del card. Zen a Shanghai, afferma che mons. Xing Wenzhi ha deciso, dopo la visita di Zen, di partecipare all’Ottava Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici cinesi. Sulla partecipazione a questa assemblea vi è un grande conflitto in atto: l’incontro è voluto dall’Associazione patriottica per eleggere nuove cariche per la Chiesa “indipendente” dalla Santa Sede; ma il papa ha bocciato l’assemblea e i suoi scopi come contrari alla fede cattolica. Per questo il card. Zen e lo stesso Vaticano hanno consigliato molte volte ai vescovi di non parteciparvi.
 
Il commento di “Yi Feng” (forse qualcuno che scrive per il governo cinese) sembra far intendere che mons. Xing sia stato consigliato dal card. Zen a partecipare a quella assemblea. Ecco il commento del cardinale di Hong Kong.
 
Nei giorni scorsi vi è stato molto “traffico” su internet al sito www.chinacath.org. Esso è stato causato da alcuni commenti maliziosi di un certo Yi Feng e dei suoi seguaci sul mio viaggio a Shanghai e da quanto da me detto al mio ritorno(vedi: http://www.chinacath.org/e/pl/index.php?page=1&classid=103&id=9054)
Non posso ignorare la cosa e per amore ai miei fratelli che frequentano quel sito, mi sento obbligato a esprimere dei chiarimenti.
 
Sono stato per due mezze-giornate (non “per due giorni e mezzo”) a Shanghai per visitare il mio vecchio amico, mons. Jin Luxian, che ha 95 anni, e mons. Xin Wenzhi, mio collega nel seminario di Sheshan per 7 anni. L’occasione era l’Expo.
 
Lo scopo del viaggio era semplice e molto limitato: una riunione con vecchi amici, ma valida, e sono grato ai miei amici che sono riusciti ad ottenere il permesso per questo viaggio. Le mie critiche al ritorno (v.: AsiaNews.it, 15/10/2010  “Grande gioia” per il card. Zen a Shanghai, per la prima volta dopo 6 anni) non erano contro quegli amici e tutti coloro che mi hanno accolto, ma contro il “sistema” del quale tutti siamo vittime.
 
Non mi sono lamentato della sorveglianza, essa è un elemento ovvio del sistema. Non ho chiesto di vedere i miei fratelli della comunità sotterranea, perché è impensabile in quel sistema. Alcuni suggeriscono che sarei dovuto andare sulla collina di Sheshan e chiedere a tutti di abbandonare l’Associazione patriottica. Non penso che sarebbe stato onesto imbarazzare così tanto i miei amici che hanno fatto così tanto per ottenermi il permesso, nonostante io non abbia fatto alcuna promessa di non criticare il governo al mio ritorno [ad Hong Kong].
 
All’interno del sistema, non potevo aspettarmi di avere lunghi colloqui con i vescovi sul futuro della Chiesa, ma questo non era necessario. “Il cuore parla al cuore”, dovrei dire, citando il nuovo beato John Henry Newman.
 
L’unica cosa esplicita che mons. Jin mi ha detto è stata: “Card. Zen, siamo [in una situazione di] una nazione, due sistemi”. E la mia risposta è stata: “Certo, possiamo soltanto lavorare con decisione, ognuno all’interno del proprio sistema. Dio è capace di portare ogni cosa a un buon fine”.
 
Quando ho fatto indossare il mio dono – una croce pettorale – a mons. Xing, ho detto: “Questa croce è leggera, ma quella sulle sue spalle forse è molto più pesante”.
 
Con mons. Jin non ho parlato di “maiale alla Shanghai style”. Ciò è avvenuto in occasione del banchetto offerto dal direttore dell’Ufficio di coordinamento dell’Expo. Non mi sono lamentato del direttore per non aver discusso i grandi temi della nazione. Di fatto, al mio ritorno ho solo detto: “Siamo entrambi persone istruite e mature che amano la nazione. Ma secondo il sistema dobbiamo evitare di discutere questioni complesse”.
 
E veniamo al punto principale, dove il sig. Yi Feng rivela con molto piacere ciò che lui pensa siano interessanti coincidenze.
 
1. Yi Feng dice: “Ogni volta che Zen arriva a Shanghai, è sempre prima dell’Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi”.
I fatti: Questa volta sapevo che l’assemblea avrebbe potuto essere presto convocata. Ma non ricordo se l’altra volta sapevo di questo o no. Ciò che ricordo con chiarezza è che in quei giorni il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo ha operato per la seconda volta una interpretazione della Basic Law di Hong Kong e noi avevamo protestato sul nostro settimanale cattolico.
 
2. Yi Feng dice: “Mons. Xing era deciso a non andare all’Ottava assemblea, ma dopo la visita di Zen ha detto che ci sarebbe andato”.
I fatti: Non sapevo di alcuna dichiarazione fatta da mons. Xing prima della mia visita, anche se pensavo che egli non sarebbe mai andato all’assemblea. Non so se mons. Xing ha fatto una dichiarazione dopo la mia visita (il sito www.chinacath.org l'avrebbe dovuto accertare prima di pubblicare il commento di Yi Feng). Nel mio incontro con mons. Xing non abbiamo mai menzionato l’Ottava assemblea.
Dalla Lettera del papa alla Chiesa in Cina e dal comunicato della Commissione pontificia sulla Chiesa in Cina (v. AsiaNews.it, 25/03/2010  Santa Sede: Formazione, riconciliazione, unità col Papa, priorità della Chiesa in Cina), la posizione della Chiesa sull’assemblea è molto chiara. Ogni voce differente che pretende provenire dalla Santa Sede mi troverebbe in forte disaccordo. Insinuare che io sarei il messaggero di una simile voce è un insulto alla mia persona. O Yi Feng non mi conosce per nulla, oppure facendo questa insinuazione ha dei motivi nscosti.
 
3. La critica velenosa di Yi Feng contro mons. Xing non è solo un insulto al vescovo, ma un offesa a tutti i sacerdoti e i fedeli di Shanghai. Mons. Xing è molto rispettato per la sua fede salda, sia dai cattolici ufficiali che da quelli sotterranei.
 
4. Qualcuno che ha seguito Yi Feng ha usato l’espressione “mons. Jin coadiutore”, con l’ovvio proposito di dispiacere Jin e creare imbarazzo a me.
I fatti.: io non ho mai usato quell’espressione. Sono i vincoli del diritto canonico che hanno obbligato la Santa Sede ha qualificare mons. Jin come coadiutore e mons. Xing come ausiliare. Ma tutti sanno che il papa ha riconosciuto la piena giurisdizione di mons. Jin per la comunità ufficiale della diocesi di Shanghai e che mons. Xing è stato nominato come successore di mons. Jin e di mons. Fang [il vescovo sotterraneo di Shanghai].
 
5. Ciò che mi disturba di più è la mancanza di rispetto di questo rinnegato Yi Feng per il santo nome di Dio. Molte volte egli usa l’espressione “il buon vecchio Dio”, per prenderLo in giro. Penso che il sito www.chinacath.org avrebbe dovuto eliminare quelle espressioni blasfeme.