Sit-in di ottomila pescatori contro il progetto turistico del governo
di Melani Manel Perera
I pescatori hanno ottenuto lo smantellamento temporaneo delle attrezzature legate al progetto di governo Sea Plane, dopo quasi dieci ore di proteste. Insieme a loro, anche sacerdoti e suore cattolici, leader religiosi, attivisti dei diritti umani. La laguna è l’unica fonte di guadagno e sussistenza per i pescatori e le loro famiglie.
 Negombo (AsiaNews) – Oltre ottomila pescatori, con donne e bambini, hanno protestato per più di dieci ore ieri, intorno alla laguna di Negombo e lungo la strada principale, contro il Sea Plane project. Tale progetto prevede l’introduzione di idrovolanti per promuovere il turismo in zone difficili da raggiungere. Al termine della giornata, il governo ha fermato le operazioni di scavo, e rimosso il barcone e i macchinari per il drenaggio. Ma i pescatori mantengono il punto: “Questa è una vittoria temporanea. Continueremo la nostra lotta finché il progetto non sarà annullato”.

Molti sacerdoti e suore, leader religiosi, attivisti dei diritti umani, sia dell’area che di altre zone, hanno partecipato alla manifestazione insieme ai pescatori e all’Alleanza per la protezione della laguna di Negombo. La protesta è iniziata alle 8.30 del mattino (ora locale) e si è conclusa alle 19.30, solo quando la gente ha ottenuto quanto richiesto. Mentre la dimostrazione andava avanti, il personale di terra della Marina cercava di mantenere la protesta pacifica, ed evitare ogni tipo di scontro.

I dimostranti chiedevano: lo smantellamento del sistema e la rimozione del barcone dalla laguna; l’interruzione immediata degli scavi per la costruzione delle piattaforme; un incontro per discutere dell’annullamento definitivo del progetto Sea Plane con il presidente Majinda Rajapaksa.

Alcune donne, mogli e madri di pescatori, hanno raccontato ad AsiaNews il loro dramma: “Accogliamo con favore eventuali progetti di sviluppo del governo, ma non quelli dannosi per la nostra vita e la sussistenza di tutti. La laguna è il nostro passato, presente e futuro. Il nostro reddito deriva solo da questa, dal governo non abbiamo ricevuto un solo centesimo. Noi e i nostri mariti conduciamo una vita molto semplice, i nostri guadagni dipendono solo dalla laguna. Perché il governo non riesce a capire?”.

Gotabaya Rajapaksa, segretario alla Difesa e fratello minore del presidente Mahinda Rajapaksa, si è messo in contatto (tramite la Marina) con un sacerdote presente alla manifestazione: “Voi sacerdoti cattolici – ha detto – siete colpevoli di spingere i pescatori alle agitazioni. Noi continueremo questo progetto a tutti i costi. Dovete allontanarvi da questo luogo immediatamente. Abbiamo dato ordine alla Marina di usare la forza e disperdere le persone. Se non vi allontanerete subito, ne subirete le conseguenze”. Ma i manifestanti hanno fermato le dimostrazioni solo quando hanno raggiunto una soluzione.

Dopo quasi sette ore di protesta, un ammiraglio della Marina ha avvicinato i leader dell’Alleanza per la protezione della laguna per comunicare loro il soddisfacimento delle richieste. I dimostranti sono rimasti comunque fino a tarda sera intorno alla laguna, finché la barca e l’intero equipaggiamento non sono stati rimossi.

Al termine di questa lunga giornata, alcuni pescatori hanno dichiarato ad AsiaNews: “Questa è una grande vittoria per noi, popolo di pescatori di Negombo insieme all’intervento dell’Alleanza per la protezion della laguna. Inoltre, apprezziamo l’energia messa dai nostri sacerdoti e sorelle cattolici locali per questa causa”. E hanno aggiunto: “Abbiamo ancora la speranza di ottenere il massimo appoggio, per raggiungere una soluzione permanente, con la mediazione dell’arcivescovo Malcolm Ranjit”, che verrà nominato cardinale nei prossimi giorni.