Wen: la popolazione non perda fiducia, il governo saprà frenare l’inflazione
Il premier interviene in un noto talk show radiofonico e risponde alle domande sull’inflazione. Pechino è preoccupata dell’inflazione ma anche della crescente sfiducia sociale verso il governo. Esperti: se permane l’attuale situazione, può esplodere il malcontento.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il premier Wen Jiabao ha confermato ieri, in un popolare programma radiofonico, la sua fiducia che il governo riuscirà a contenere l’inflazione e prezzi. Nel Paese cresce la preoccupazione della popolazione, che negli ultimi mesi ha visto un rapido innalzamento dei prezzi di generi essenziali come gli alimentari. Intanto il giorno di Natale la centrale Banca di Cina (Boc) ha aumentato il tasso di interesse del denaro, per la seconda volta da metà ottobre.

A novembre l’inflazione è cresciuta del 5,1% rispetto al novembre 2009, record da 28 mesi. Ma molto maggiori sono gli aumenti per i prezzi degli alimenti, che il governo attribuisce a operazioni speculative. Per questo Pechino ha lanciato una campagna contro gli speculatori, come pure sono state prese misure per diminuire il denaro circolante, ma finora con scarsi esiti. Sempre per diminuire la liquidità, la Boc ha aumentato il costo del denaro ed esperti prevedono che possano esserci altri rialzi nei prossimi mesi.

Wen è intervenuto ieri in un popolare talk show della China National Radio (nella foto) e diversi ascoltatori gli hanno telefonato per lamentarsi della crescita dei prezzi.

Il premier ha ammesso che i recenti aumenti “hanno creato difficoltà a chi ha bassi redditi”, ma ha insistito che le misure del governo, come l’aumento del costo del denaro e delle riserve monetarie obbligatorie per le banche, stanno già dando risultati positivi. Il governo ha anche adottato misure per contenere i prezzi delle case, ma non è stato sufficiente e Wen ha promesso ulteriori interventi, senza meglio specificare: Pechino programma di costruire 10 milioni di appartamenti da vendere a prezzi popolari.

“Sono convinto – ha concluso – che terremo i prezzi a un livello ragionevole, con il nostro impegno”. Ha anche ammonito che “una previsione che ci sia inflazione è peggio dell’inflazione stessa” e ha invitato gli ascoltatori a mantenere la fiducia nel governo.

Ba Shusong, economista del Centro Ricerche e Sviluppo, massimo organismo di esperti del governo cinese, prevede tuttavia che “il picco della inflazione per i prezzi al consumo sarà nella prima metà del 2011” e consiglia opportune misure come l’aumento del costo del denaro per “normalizzare la politica monetaria”: negli anni scorsi Pechino ha favorito gli investimenti e i finanziamenti bancari per superare la crisi finanziaria globale, ma questo ha anche favorito l’attuale inflazione.

Gli aumenti di prezzi causano malcontento nella popolazione e fanno diminuire la fiducia nel governo, come anche confermato da un recente studio dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali (Acss). Sono pure in crescita le proteste per ragioni di lavoro.

Chen Guangjin, vicedirettore del dipartimento di Sociologia della Acss, osserva che se l’attuale situazione durasse a lungo, potrebbe “portare a instabilità sociale e a una minore fiducia sociale” verso il governo.

La popolazione è anche esasperata per i molti problemi che ha sul luogo di lavoro, dove i salari crescono molto più lentamente dell'inflazione, e per gli scarsi interventi dei sindacati ufficiali, organo statale, a tutela dei lavoratori.

Hu Xingdou, professore presso l’Università di Scienza e Tecnologia di Pechino, osserva che gli scarsi interventi dei sindacati sono con probabilità anche conseguenza dei possibili interessi pubblici nell’attività delle aziende e che occorre invece che “i sindacati… siano del tutto indipendenti” dalle autorità governative.

In Cina ci sono ogni anno migliaia di incidenti di massa, soprattutto per ragioni economiche, quali espropri forzati di terre e di appartamenti. La popolazione è anche esasperata per la diffusa corruzione di molte autorità locali, che Pechino non riesce a debellare.